A partire dall’antichità molti filosofi si sono interrogati sull’origine dell’universo e degli elementi che lo costituiscono, come ANASSIMANDRO, il quale afferma che il principio primo di tutte le cose è l’apeiron, un principio astratto e illimitato, secondo cui tutte le cose sono originate attraverso un processo di separazione, ovvero dall’apeiron si distaccherebbero una serie di qualità contrapposte, il caldo e il freddo, dalla cui azione avrebbe origine l’universo costituito dalla Terra, le stelle, Il Sole, la Luna e tutti gli esseri viventi. Certo, la visione cosmologica degli antichi pensatori non rispecchia quella che conosciamo oggi, grazie alle scoperte scientifiche, fisiche e matematiche. Infatti secondo alcuni studi l’universo si è generato a seguito di una dilatazione della materia, poiché era concentrato in un’unica sfera, causando così un’esplosione, nota con il nome di Big Bang. Da quel momento tutte le energie e gli elementi si sono uniti, formando l’insieme di tutto ciò che esiste, dalla materia ai pianeti, ovvero Mercurio, Terra, Marte, Giove, Saturno, Urano e Nettuno. Tutti i pianeti, inoltre, ruotano secondo delle orbite, ovvero percorsi a forma ellittica, che si muovono in maniera costante dal sole e uno dei primi matematici a descrivere i loro moti è stato Giovanni Keplero, Il quale nei primi anni di studi si dedicò alla scrittura della Confessio Augustana, In cui sostiene la teoria eliocentrica di Niccolò Copernico e il Mysterium Cosmographicum. In questo documento Keplero descrive gli spazi che separano i pianeti, i moti che li costituiscono e ipotizza un rapporto tra le orbite dei pianeti e cinque solidi regolari della geometria, come il cubo, il tetraedro, l’ottaedro, dodecaedro e icosaedro. In particolare, il modello proposto da Keplero poneva tali solidi per spiegare la loro struttura nello spazio e i loro moti, poiché i pianeti sono mossi da una forza attorno al sole, immobile al centro di tale sistema; Secondo questi studi il matematico formulò una delle sue tre leggi, in cui i pianeti si muovono lungo le loro orbite con moti non uniformi. Keplero, inoltre, afferma che tutti gli elementi dello spazio sono immersi nell’infinito, ovvero una quantità non limitata e immensa.
Tale tema è stato oggetto di grandi capolavori in molti ambiti, come quello artistico in cui gli artisti per definire l’indefinibile hanno fatto ricorso a raffigurazioni della realtà o all’attrazione e si sono lasciati andare alle espressioni più segrete del loro stato d’animo, manifestando la necessità di ricercare una dimensione più grande, Intensa e Caspar Friedrich ha dimostrato ciò attraverso il Monaco sulla spiaggia, un’opera In cui ha proposto un orizzonte lontano e immenso, dove l’uomo appare minuscolo rispetto all’intero paesaggio. Lo spazio del dipinto è occupato dal cielo e da un esile figura del monaco poco percepibile, non solo dalle dimensioni minute ma anche per la somiglianza cromatica del cielo e del mare. Si può cogliere un effetto di vastità, di infinito, di vuoto che circonda la piccola figura umana, che, cercando di arrivare al cielo aspira all’immenso.
Anche nell’ambito letterario il concetto di infinito ha attirato l’attenzione di alcuni poeti, tra cui Giacomo Leopardi, Il quale ispirandosi alla sua immaginazione ha elaborato una poesia centrata su questo argomento. Infatti nell’Infinito racconta un’esperienza unica ed eccezionale vissuta nel momento stesso in cui viene descritta e a suscitare la fantasia di spazi infiniti è l’idea di una siepe, che impedisce la vista. A far procedere il suo racconto è la registrazione dei diversi stimoli che colpiscono la sua interiorità, tant’è che il poeta avverte una sensazione di vuoto e di paura. Nella prima parte, dunque, il silenzio racchiude l’infinito spaziale ma il rumore delle foglie mette in moto un processo interiore, nel quale affiora universo infinito, quello temporale. Inoltre a questa poesia sono connesse particolarità dell’infinito non solo da un punto di vista semantico, come interminabili spazi, immensità Ma anche dalla ricorrenza della vocale tonica à, che le collega fra di loro e a riformare questa idea sono anche i plurali, come sovrumani silenzi, morte stagioni e infine Leopardi unisce il tema delle emozioni al tema dell’infinito e dello spazio immenso. Quindi è deducibile che lo spazio, oltre a essere parte integrante del nostro universo e del funzionamento della vita, ha affascinato molteplici aspetti della mente umana e di molti autori che a loro volta hanno dato vita ad affascinanti opere e teorie realistiche.
Autore: Ludovica Chiola, III A Scienze Umane, Liceo Marconi Pescara