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L’UOMO ALLA SCOPERTA DELL’UNIVERSO

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Keplero (1571-1630) è noto come astronomo ma fu anche un teologo luterano e uomo fortemente religioso.
Nel Mistero Cosmografico si pone domande che suonano strane per uno scienziato: perché Dio ha creato 6 orbite dei pianeti? Il Dio che ha creato l’universo di Keplero è un Dio un po’ geometra.
All’interno di Astronomia Nova raggiunge la verità sui moti planetari ed è un risultato straordinario per l’epoca se si pensa che non solo la teoria copernicana era considerata dai più una sciocchezza scientifica, ma anche che quei pochi copernicani erano convinti che le orbite dei pianeti fossero circolari. Keplero basandosi sull’osservazione invece teorizza orbite ellittiche e moto non più uniforme dei pianeti, dove per la prima volta il sole svolge una forza attrattiva. Eppure, questo libro non ha avuto grande successo perché molto complesso e molti suoi contemporanei non gli diedero credito.
Nel Dialogo sui Massimi Sistemi del Mondo Galileo scriverà del collega Keplero, ormai morto, cose non proprio lusinghiere: contestando la teoria che le maree siano influenzate dalla luna (teoria che noi oggi sappiamo fondata) denigra i suoi sostenitori tra i quali scrive “più mi meraviglio del Keplero che degli altri”.
Il fascino degli astri e la sete di conoscenza per quello che ci circonda non sono mai venuti meno. Nell’ultimo secolo, con nuove tecnologie e mezzi sempre più sofisticati due super potenze si sono sfidate alla scoperta dell’universo. Nella corsa allo spazio i sovietici hanno inviato il primo uomo in orbita mentre gli americani hanno portato il primo uomo sulla luna. “Men walk on moon” titolò il New York Times del 21 luglio del 1969. Cosa abbiamo scoperto? Tra le altre cose che Keplero aveva ragione su molte cose: le orbite dei pianeti sono ellittiche e la loro velocità non è costante.
Ma gli astri celesti non sono solo appannaggio degli scienziati, anche molti artisti hanno alzato gli occhi al cielo interrogandosi sulla luna, il sole e le altre stelle e lasciandosi ispirare da loro.
Uno degli scritti più evocativi riguardo alla luna è la poesia di Giacomo Leopardi (1798-1837) in cui le macchie lunari, descritte per la prima volta anni da Galileo nel Nuncio Sidereo, prendono vita e animano il volto di una triste luna che appare sfuocata e deformata a causa del pianto.
Anche Vincent Van Gogh (1853-1890) nel suo dipinto La Notte Stellata in qualche modo si dedica ad una lettura del cielo e dei suoi luminosi abitanti e, cercando conforto nella pittura, rende vive la luna e le stelle in un turbinio di emozioni. Nel quadro il cielo notturno dipinto con pennellate vibranti ed intense risulta caotico, non proprio in linea con l’idea dell’universo kepleriano, che segue rigorose geometrie.
Guardare il cielo stellato nei momenti difficili per consolarci delle brutture terrestri? Forse non a caso Jung (1865-1861) per descrivere il posto in cui andiamo a riflettere dopo una delusione o un insuccesso usa la locuzione “spazio psicologico”. Un universo mentale in cui rifugiarsi per riflettere e guarire, concedendoci un momento di introspezione nel nostro cosmo personale.
Oggi, alla luce delle ultime spedizioni internazionali e dei viaggi spaziali “privati” delle compagnie Blue Origin e Space X lo spazio sembra più vicino e allora meglio essere preparati. È importante allenarsi prima di andare nello spazio perché soggiorni lunghi in microgravità causano perdite significative di massa muscolare. Gli allenamenti preparatori sono molto duri e anche nello spazio l’allenamento continua.

Autore: Cantò Tea- Liceo Marconi Pescara 3A

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