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Gli zeri umanistico-matematici

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Come tutti sanno lo “zero” significa nullo o niente e molte volte viene confuso con la lettera O. E’ a forma di uovo con la differenza che al suo interno non cresce un pulcino, ma molti scienziati e matematici del ventunesimo secolo non hanno ancora scoperto tutti i misteri che racchiude.

Eppure è un numero che ha affascinato cantanti come Renato Fiacchini che ha sempre raccontato di aver scelto il nome d’arte di Renato Zero perché lo zero è il nulla o la perfezione ed anche «per ripicca contro il mondo, perché questo numero non esiste, ma è alla base di tutto e poi è rotondo e quindi non ha inizio e non ha fine, come la luna, il sole, l’embrione, l’infinito». Ci sono anche gli Zero Assoluto il cui nome si ispira all’energia termica nulla, quella di atomi perfettamente immobili: pensare di scendere al di sotto dello zero assoluto non ha senso, perché una volta raggiunta l’immobilità, gli atomi non possono fermarsi ulteriormente. Nell’ultimo romanzo di Roberto Saviano, lo ZeroZeroZero compone un prefisso di una chiamata che ha priorità assoluta; è la storia della cocaina, nel momento storico della sua massima affermazione, che ci riguarda tutti. Lo storico gruppo parigino Bmpt, fondato nel 1966 dai giovani artisti, Daniel Buren, Olivier Mosset, Daniel Parmentier e Niele Toroni, fece la prima apparizione pubblica nel 1967 alla Biennale di Parigi, in quella che fu la loro manifestazione di intenti, ovvero scomporre la pittura ai suoi elementi basici: tela, cornice, supporto, piano e superficie per un ritorno al ‘grado zero’ della pittura. Insomma ritroviamo gli “zeri” negli ambiti più disparati. A proposito, 0 è un numero pari o dispari?

Nei periodi delle targhe alterne, per combattere lo smog in città, l’automobilista che ha sulla targa come ultima cifra lo 0, in un giorno in cui è permessa soltanto la circolazione dei veicoli con targa dispari, potrà evitare la multa chiedendo al vigile urbano di spiegargli se 0 è pari o dispari? Per ovviare a questo problema basta riprendere la definizione riportata su tutti i libri scolastici: l’insieme dei numeri pari si ottiene moltiplicando per due i numeri naturali (quindi si passa da 0, 1, 2, 3, 4, 5, 6… a 0, 2, 4, 6, 8, 10…); l’insieme dei numeri dispari viene, invece, definito come l’insieme complementare dei numeri pari: 1, 3, 5, 7, 9, 11…

“Zero” è l’unico numero reale né positivo, né negativo; svolge diverse funzioni nelle operazioni aritmetiche. Se si addiziona un numero qualsiasi allo zero il risultato sarà sempre un numero, lo stesso che si è addizionato ad esso. Se si sottrae, il risultato sarà uguale. Moltiplicando invece un numero per zero, il risultato sarà zero, in ogni caso. Il problema arriva quando si deve dividere un numero per zero: il risultato sarà così infinitamente grande da generare uno strano segno, in definitiva due zeri attaccati, chiamato “infinito”. Possiamo arrivare dall’infinitamente grande all’infinitamente piccolo mettendo un semplice segno davanti all’infinito. Se lo zero è al numeratore, dividendolo per un numero qualsiasi il risultato sarà zero, sempre zero.

Comunque, una cosa è certa: nella quotidianità è preferibile essere il numero uno piuttosto che essere uno zero. O forse no…

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