Si immagini, per un momento, un mondo in cui convivano a stretto contatto materia e antimateria. Cosa accadrebbe? Si scatenerebbe l’inferno?
Il termine “materia” deriva dall’equivalente latino MATERIA, ma può essere ricondotto direttamente a MATER, che significa “madre”. Ecco perché la materia può essere considerata il fondamento costituente di tutti i corpi e di tutte le cose, la sostanza prima di cui tutte le altre sostanze sono formate.
Cos’è, allora, l’antimateria? E perché si chiama così? Se ci si attiene al prefisso anti- esso può avere due origini diverse: dal greco “antí” che significa ‘contro’, o dal latino “ante” che vuol dire ‘davanti’ nello spazio o ‘prima’ nel tempo; d’altronde chi è contro, in particolare l’esercito nemico, sta anche davanti, di fronte. Insomma l’antimateria è contro la materia, la madre, o più semplicemente la precede?
L’antimateria è un concetto rivoluzionario; secondo la teoria del Big Bang l’Universo ha avuto origine circa 15 miliardi di anni fa da una grande esplosione che produsse materia ed antimateria in misura uguale; un lieve squilibrio a favore della materia ha causato l’annichilimento di gran parte dell’antimateria, rendendo possibile la formazione di un universo stabile composto quasi esclusivamente da materia.
L’antimateria è un agglomerato di antiparticelle i cui atomi sono composti da un nucleo, caricato negativamente (antiprotone), e da antielettroni (positroni), che vi orbitano intorno caricati positivamente. Gli atomi dell’antimateria si distinguono dagli atomi della materia ordinaria per la carica opposta rispetto a quella del neutrone e dell’elettrone. Quando una particella di materia e una antiparticella di antimateria entrano in contatto diretto tra loro, si annullano reciprocamente, emettendo una radiazione elettromagnetica (energia).
Oggi l’antimateria è usata in medicina per analizzare lo stato del cervello, tramite la tecnica Positron Emission Tomography (PET). La PET è un metodo di indagine che permette di misurare funzioni metaboliche e reazioni biochimiche in vivo ed ha larga applicazione nelle neuroscienze, in oncologia e cardiologia.
L’LHC, il grande acceleratore di particelle del CERN, il più sofisticato strumento di misura di cui l’uomo disponga, capace di sondare i confini della conoscenza, ha permesso ai rivercatori di Ginevra di ingabbiare 309 atomi di anti-idrogeno e mantenerli stabili per circa 1000 secondi, cioè più di 16 minuti. Gli scienziati hanno bloccato gli anti-atomi in una trappola elettromagnetica e li hanno raffreddati alla temperatura record di -273,15°, cioè solo 0,5°C sopra lo zero assoluto.
Ma perché tutti questi studi sull’antimateria? Forse perché di materie ne studiamo già abbastanza a scuola?
Compilimenti! Brava Nevrete! , l’ultima frase “Forse perché di materie ne studiamo già abbastanza a scuola?” è molto simpatica!
bello! brava!
complimenti nevrete!