Si può condurre la propria esistenza di sola conoscenza scientifica o di sole teorie umanistiche, senza trovare un loro “punto di congiunzione”? La scienza è da sempre stata considerata come una “verità rivelatrice”, capace di dare spiegazioni razionali e concrete ad ogni suo oggetto di studio,ma quest’ultimo è rappresentato da un limite, una condizione secondo la quale si può andare oltre con due metodi: ricercare ulteriormente delle conferme,con la speranza di porre il termine “FINE”, oppure teorizzare cosa ci sia oltre quel limite ed iniziare ad applicare un altro metodo di ricerca: l’immaginazione umana. Se definiamo la parola “Limite” come un epilogo di una ricerca prettamente scientifica,si può parlare di prologo per un metodo d’indagine umanistico.
L’uomo,per elaborare ciò che è scientifico,utilizza una qualità per il quale viene distinto dagli altri animali:l’intelletto. Esso può essere definito come la capacità di elaborare pensieri;si può reputare un infinito spazio in grado di raccogliere e creare, attraverso la visione della realtà che ci circonda, ed inventare o carpire ogni informazione che quest’ultima può concederci. Ma,in ogni idea scientifica che si rispetti,c’è una fusione di fantasia e conoscenza. Il famoso e rivoluzionario matematico, fisico,astronomo e teologo inglese, Sir Isaac Newton,per elaborare la teoria della gravità,si trovò in maniera casuale sotto un melo, ciò, secondo la leggenda, lo fece pensare alla gravitazione e al perché la Luna non cadesse sulla terra come la mela. Inizialmente, tale teoria non ebbe una reale conferma,ma da tale esperienza negativa,egli ritornò sui suoi passi per capire dove stava sbagliando. Nell’anno 1687,Sir.Newton diede vita alla sua opera: “Principi matematici della filosofia naturale” la quale confermò la sua teoria riguardo la gravità. Ma se egli non si fosse trovato sotto il melo ? Newton sarebbe diventato solo un teorico? Tale scoperta è derivata dalla sua conoscenza matematica,unita alla razio d’immaginazione che egli possedeva .
Anche prima di Newton ci furono scienziati e filosofi che idealizzarono la teoria della gravità, quest’ultimi avranno senz’altro assistito ad una mela che si staccava dalla propria pianta e precipitava a terra,ma non sono stati in grado di giungere ad una spiegazione scientifica del fenomeno o, come direbbe il famoso Psicologo Gestaltista Wolfgang Kohler, ad un “Insight”,cioè ad una definizione del concetto di “intuizione” come ridefinizione della realtà. Un altro esempio di ragionamento condotto oltre i limiti della realtà apparente, è il fisico-matematico, premio nobel per la fisica nel 1921, Albert Einstein. Egli viene principalmente ricordato per l’idealizzazione della “Teoria della relatività ristretta”, dalla quale prende forma la celebre equazione E=mc². Vi sono stati scienziati che hanno condotto la loro vita all’interno dei propri studi,cercando di andare oltre i limiti posti dalla realtà e purtroppo alcune teorie si sono dimostrate un fallimento, mentre Einstein era riuscito a rivoluzionare la fisica e i suoi derivati lavorando in un’ufficio brevetti di Berna,come esperto tecnico di terza categoria e ciò a ha comportato in lui una “espansione mentale”, capace di mutare ed osservare la realtà in maniera differente rispetto alle altre menti, infatti i suoi anni migliori risalgono dal 1902 al 1909,periodo in cui egli lavorava nell’ufficio,in particolare lo è stato il 1905,rimembrato come “annus mirabilis” in quanto diede un rivoluzionario contributo a tre aree differenti della fisica.
Giunti a tal punto, può sorgere una domanda:La sola scoperta scientifica può non dipendere da una iniziale o finale concezione umanistica? La risposta,secondo una mia personale prospettiva, potrebbe essere contenuta nel “Mito della caverna”del filosofo Greco Platone. La vicenda narra la storia di alcuni prigionieri incatenati sin dall’infanzia all’interno di una caverna.Dietro alle spalle degli incatenati, è presente un enorme fuoco e che tra esso ed i prigionieri vi sia una strada rialzata con un muro. Lungo tale muricciolo, è presente un via vai di uomini i quali portano con se vari oggetti;le forme di quest’ultimi proiettano la loro ombra sul muro e ciò porta l’attenzione dei prigionieri. Essi,sentendo le voci di coloro che trasportano gli oggetti,hanno la convinzione che siano le ombre a comunicare. Improvvisamente,un prigioniero riesce a liberarsi ed a fuoriuscire dalla caverna,scoprendo la vera realtà che si cela al di fuori della formazione rocciosa.Egli è dubbioso,in quanto ha condotto la propria esistenza in una realtà differente,quest’ultima ha offerto solo delle proiezioni ed ombre mentre l’ambiente esterno gli provoca disagio a causa dell’esposizione del sole ed altri fenomeni atmosferici. Resosi conto della situazione,il prigioniero vorrebbe tornare alla caverna e liberare i suoi amici,essendo felice di tale cambiamento:il problema,però, sarebbe proprio quello di convincere gli altri ad essere liberati.
Egli,abituato oramai alla luce del sole,sarebbe costretto a ritornare nella caverna e riprovare la condizione di ombra visiva, divenendo oggetto di ipotetici scherni o minacce da parte dei suoi compagni, in quanto sarebbe tornato dall’ascesa con un “danno oculare”. I prigionieri capiscono che non varrebbe la pena di subire il dolore dell’accecamento e la fatica della salita per andare ad ammirare le cose da lui descritte. La realtà che circonda i prigionieri,potrebbe essere paragonabile alla realtà in cui noi conduciamo la nostra esistenza,una proiezione di un’altra dimensione sulla quale non si conosce la vera identità e tendiamo ad idealizzare una nostra teoria su ciò che l’occhio umano riesce a percepire,proprio come le ombre del mito che trasmettono dei messaggi,dando luogo nelle menti dei malcapitati una “Teoria scientifica” del fenomeno. Mentre,l’uscita della cava,può rappresentare il limite tra una realtà apparente ed un’altra a noi estranea, diversa,piacevole e allo stesso tempo in conflitto con il nostro pensiero e quello degli altri. Per cui, reputo che la scienza e la filosofia siano due facce della stessa medaglia,in quanto l’una non può esistere senza l’altra ed entrambe sono in grado di completarsi a vicenda, creando teorie e conferme. La ricerca che attualmente si potrebbe condurre è trovare il “Punto di Congiunzione” tra la realtà “apparente” e realtà immaginaria umana.