«Gli extraterrestri? È quasi certo che esistano», parola di Margherita Hack!
La scienziata fiorentina spiega: «È assurdo pensare che non ci siano altre forme di vita all’interno della Galassia. O si è credenti e si ritiene che la Terra sia stata creata apposta per l’essere umano, oppure si è atei e ci si affida alla ragione e al calcolo delle probabilità. Perché la Terra dovrebbe ospitare l’unica forma di vita intelligente? Presumibilmente esistono altri esseri anche all’interno della nostra galassia, magari civiltà più evolute o che ci hanno preceduti». Se l’astrofisica si dimostrava fiduciosa nell’esistenza degli extraterrestri, lo era meno per quanto riguarda la possibilità di incontrarli. Le distanze sono talmente enormi, che è praticamente impossibile che avvenga un contatto, bisognerebbe superare la velocità della luce.
Recentemente, è stato sperimentato al Cern, European Organization for Nuclear Research, di Ginevra, che i neutrini hanno superato la velocità della luce. Questa affermazione è stata poi smentita nel marzo del 2012, in quanto si sono rilevati due errori sistematici nell’apparato sperimentale. Anche se poi, non è stato dimostrato il fatto che i neutrini viaggiano alla velocità della luce, esiste sempre il problema che essi non sarebbero portatori di informazioni. Almeno per il momento. Alla luce di tutto, bisogna anche considerare che il pianeta più vicino a noi, che è simile alla Terra, si trova a venti anni luce. Quindi, i viaggi interstellari li lasciamo alla fantascienza. Molto si è scoperto nell’ambito dell’universo, dalla sua composizione alle sue origini, ma ci sono comunque dei limiti che per il momento gli esseri umani non possono superare. La scienza ci dice il come, ma non il perché. Sappiamo come è fatto e cos’è avvenuto durante il Big Bang, ma non possiamo sapere perché c’è la materia. Per la scienza questi sono dati di fatto, ma non ci sono spiegazioni.
“Gli ufo non volano nei nostri cieli, se gli alieni esistono non li incontreremo mai”; aggiunge l’astrofisica Margherita Hack. Perché solo nella Via Lattea ci sono 8,8 miliardi di stelle con pianeti simili al nostro. Risulta che una stella su cinque simile al Sole ha un pianeta come la Terra. In questo contesto sarebbe naturale che ci fossero pianeti abitati da esseri intelligenti, probabilmente evoluti come e più di noi.
La Terra è un pianeta speciale perché è l’unico capace di ospitare una vita evoluta, una vita semplice potrebbe ospitarla anche Marte e Titano;
Si è sempre tentato di fare dei veri e propri identikit dell’alieno, si è cercato di dare dei nomi e si sono fatti anche film a riguardo. Uno dei più celebri è “E.T. – l’extraterrestre.”.
Margherita Hack tentò di dare una sua descrizione fisica dell’alieno. Presupponeva che può avere mani, con i pollici opponibili, per costruirsi degli utensili, perché per esempio un delfino e una scimmia si differiscono proprio per questo, nonostante il delfino abbia un cervello molto sviluppato rispetto alle scimmie; dovranno anche avere degli occhi per stimare le distanze. Potrebbero avere organi diversi, ma quelli essenziali dovrebbero averli.
Sono state fatte molte ricerche riguardo queste forme di vita a noi sconosciute.
Uno dei tanti progetti è SETI.
SETI, acronimo di Search for Extra-Terrestrial Intelligence (Ricerca di Intelligenza Extraterrestre), è un programma dedicato alla ricerca della vita intelligente extraterrestre, abbastanza evoluta da poter inviare segnali radio nel cosmo. Il programma si occupa anche di inviare segnali della nostra presenza ad eventuali altre civiltà in grado di captarli.
E’ vero che un viaggio interstellare, almeno per adesso, è oltre le possibilità tecnologiche della civiltà umana, siamo però in grado di utilizzare ricevitori molto sensibili per cercare nel cielo eventuali segnali radio di origine artificiale, generati da civiltà non umane. SETI è un progetto molto ambizioso ed estremamente complesso: la nostra galassia, la Via Lattea, è grande 100.000 anni luce e ha una massa compresa fra i cento e i duecento miliardi di masse solari.
Ci alcune ipotesi plausibili, che possono aiutare a ridimensionare il problema rendendolo abbastanza piccolo da essere affrontabile.
Una semplificazione consiste nell’assumere che la maggioranza delle forme di vita della galassia siano basate sulla chimica del carbonio, come avviene per gli organismi viventi terrestri. È possibile basare la vita su altri elementi, ma il carbonio è noto per la sua peculiare capacità di legarsi a numerosi altri elementi per formare una gran varietà di molecole.
Anche la presenza di acqua allo stato liquido è un’ipotesi plausibile, perché è una molecola molto comune nell’Universo e fornisce un ambiente eccellente per la formazione di molecole complesse basate sul carbonio, dalle quali poi può avere origine la vita.
Una terza ipotesi è quella di concentrarsi su stelle simili al Sole: le stelle molto grandi hanno vita molto breve e, non ci sarebbe il tempo materiale perché possa svilupparsi una vita intelligente sui loro pianeti.
Circa il 10% della nostra galassia è fatta di stelle simili al Sole e ci sono circa mille di queste stelle entro una distanza di 100 anni luce da noi che costituiscono le candidate principali per la ricerca. Gli esperimenti SETI condotti fino ad ora non hanno rilevato nulla che possa somigliare ad un segnale di comunicazione interstellare.
Il fatto che le ricerche SETI non abbiano prodotto nulla di molto interessante fino ad ora non è di per sé causa di disperazione. Cercare un’altra civiltà nello spazio è un’impresa difficile. Inoltre noi abbiamo finora indagato in una piccola frazione dello spettro dei possibili bersagli, delle possibili frequenze, dei possibili livelli di potenza e così via.
I risultati fin qui negativi pongono limiti sulla prossimità di certe “classi” di civiltà aliene.
In questa classificazione, una civiltà è detta di “tipo I” se è in grado di sfruttare l’energia solare che cade su un pianeta di tipo terrestre per produrre un segnale interstellare; una di “tipo II” è in grado di utilizzare l’energia di un’intera stella; una di “tipo III” è in grado di fare uso di una galassia intera. Valori intermedi vengono assegnati tramite una scala logaritmica.
Assumendo che una civiltà aliena stia effettivamente trasmettendo un segnale che noi siamo in grado di ricevere, le ricerche finora eseguite escludono la presenza di una civiltà di “tipo I” nel raggio di 1 000 anni luce, benché possano esistere molte civiltà paragonabili alla nostra entro poche centinaia di anni luce che sono rimaste inosservate.
La mancanza di risultati non implica la conclusione che civiltà aliene non esistano, implica solo che le più ottimistiche ipotesi per contattarle, si sono dimostrate irrealistiche.
C’è un altro fattore che contribuisce a rendere difficile la ricerca di prove dell’esistenza di un gran numero di società aliene. È il tempo.
La nostra galassia ha più di 10 miliardi di anni. Durante tutto questo tempo molte forme di vita intelligente e molte civiltà tecnologiche possono essere nate e morte. Assumendo che una specie intelligente possa sopravvivere dieci milioni di anni, ciò significa che solo lo 0,1% di tutte le società che si sono avvicendate nella storia della nostra galassia esistono oggi.