Posti di fronte alla questione della divisione tra cultura scientifica e cultura umanistica diventiamo un po’ tutti come Amleto assumendo l’atteggiamento di questo di fronte al grande e storico dilemma”Essere o non essere questo è il problema!”. Questa asserzione si può interpretare in maniera più attinente all’argomento inserendo nella nostra riflessione quella che è una realtà odierna ovvero l’incapacità degli uomini contemporanei di dare una soluzione a quello che è un dibattito che dura da secoli su ciò che può essere definita uno dei principali valori dell’uomo.
Ebbene si la cultura è diventata un problema, visto che, in conseguenza dell’evoluzione del pensiero dell’uomo, le varie scienze hanno preso la tendenza della specializzazione portando così a un’evitabile accentuazione di quella che poteva essere una marginale e impercettibile suddivisione tra scienze e arte.
È un problema non di poca rilevanza in quanto diffuso e comune si riscontra significativamente sulle decisione che soprattutto i ragazzi neo diplomati che si trovano ad affrontare, nella scelta che condizionerà il loro futuro quella cioè della facoltà universitaria, questo perché ci si pone la domanda su quale tra le due branche del sapere sia veramente quella che possa fornire una reale cultura e che dia le giuste conoscenze.
Ammesso e costatato che questa reale differenza non esiste, l’uomo ha comunque aperto e non terminato un dibattito di non poca importanza su come si debba affrontare questa realtà, in relazione all’ammettere o meno la prevalenza di una delle due culture sull’altra.
Questa tendenza di pensiero porta a una sorta di razzismo culturale, che sembra voler suggerire che una è vera cultura e l’altra no.
Fortunatamente c’è la possibilità di attingere a quell’album mondiale di ricordi che è la storia dell’umanità e la quale ci conferma che gli uomini non sono nati e cresciuti ruotando intorno al concetto cultura come se fosse solo un tutto nero o tutto bianco e che a differenza di oggi non ha mai creato tanti problemi di concetto infatti, volendo dare uno sguardo al passato possiamo soffermarci sui grandi personaggi dell’antica Grecia o del medioevo: la caratteristica comune di questi era la concezione di cultura come un insieme di nozioni mirate ad accrescere la conoscenza dell’uomo per il suo benessere sociale e umano e che proprio per la caratteristica intrinseca dell’arricchimento non sono mai state concepite come individuali ma diversificate in una loro unità. Nel mondo antico scienza e filosofia, e quindi letteratura, erano tutt’uno: i filosofi sono un esempio simbolico della concezione unitaria del sapere che vigeva anticamente; essi erano uomini il cui stile di vita era basato per scelta su una continua ricerca mirata alla conoscenza caratterizzata da sentimento e raziocinio concentrando in un’unica persona lo scienziato, il poeta e il letterato.
Basti pensare al famoso filosofo greco Pitagora conosciuto per lo più, come matematico che in realtà era un attivissimo filosofo pensatore che incentrava la sua attenzione su una vasta moltitudine di scienze, tra le quali spiccano la matematica, finalizzate addirittura alla ricerca di un principio primo generatore di tutte le cose sensibili.
Ogni manifestazione dell’ingegno umano, dalla filosofia alla pittura, dall’architettura alla geometria, era considerata come espressione di un’unica capacità umana e ciò è ben noto nel celebre affresco della “Scuola di Atene” nelle Stanze Vaticane il quale è simbolo di una concezione unitaria durata ben oltre la prima metà del cinquecento,anno a cui risale l’affresco. Opinione che ritroviamo perciò anche nel Medioevo, dove un uomo, per essere considerato di buona cultura, aveva il dovere di conoscere le discipline del Trivio e del Quadrivio, cioè materie, diremmo oggi, sia scientifiche sia umanistiche. Dante ne è l’esempio più luminoso, proprio alle origini della nostra letteratura: le sue conoscenze scientifiche non lo allontanavano dall’amore per la scrittura e nemmeno dalla fede, anzi ne erano solida conferma. Basti pensare alla famosa “dimostrazione” con specchio e doppiere usata da Beatrice nel canto II del Paradiso per spiegare la vera natura delle macchie lunari. Una realtà ‘scientifica’ secondo i parametri del tempo che non contraddice anzi è uno dei tasselli del cosmico mosaico che rappresenta la struttura armoniosa dell’universo, così come Dio l’ha creata.
L’esempio riportato dimostra ciò che voleva dire a quel tempo avere una “cultura enciclopedica” di cui Dante è il massimo rappresentante, dando prova nei suoi vari scritti di avere una conoscenza notevolmente approfondita su ogni cosa nota all’ora.
Principio scatenante di questa cruciale suddivisione è da individuare nel continuo sviluppo di queste scienze la cui ricerca nel singolo ambito ha portato a nuove scoperte in ambito teorico e pratico favorendo così la nascita di nuovi teoremi e leggi il cui fine,seppure implicito o esplicita, è stato quello di specializzare ogni singola conoscenza.
Sviluppo che si comincia a individuare nell’umanesimo rinascimentale e negli studi di geni come Leonardo da Vinci, getterà poi le basi culturali delle successive rivoluzioni industriali di pari passo con l’avanzamento delle conoscenze scientifiche e l’applicazione di queste nel campo tecnologico e che insieme influenzeranno profondamente il pensiero di stampo empirista nel XVII secolo, quello razionalista–illuminista nel XVIII secolo e quello positivista nel XIX secolo.
Dal punto di vista storico questi periodi vengono denominati con il termine Rivoluzione scientifica che si è manifestata in varie riprese nell’arco dei secoli ma che in generale fa riferimento alla fase di straordinario sviluppo della scienza che abbraccia il periodo compreso tra la data di pubblicazione del capolavoro di Niccolò Copernico Le rivoluzioni degli astri celesti (1543) e quella dell’opera di Isaac Newton I principi matematici della filosofia naturale (1687).
Parole come “ sviluppo” e “progresso” hanno quindi portato sempre qualcosa di buono all’uomo ovvero una conoscenza ampliata, c’è da riconoscere però che ogni cambiamento ha sempre due facce della medaglia, in questo caso il lato negativo è rappresentato da questa suddivisione della cultura in continua lotta per la sua riunificazione o totale separazione.
Le varie correnti di pensiero nate da questa contrapposizione vedono in contrasto intellettuali pensatori e artisti intenti a sostenere la superiorità dell’una o dell’altra, nel nostro pese è evidente una grave sottovalutazione della cultura scientifica dovuta al lungo predominio della cultura umanistica e in particolare all’egemonia che il neoidealismo crociano e gentiliano ha esercitato sulla cultura italiana nella prima metà del novecento. È per questo che in Italia si riscontra una diffusa opinione della cultura con un significato classico, letterario.
In altri è possibile invece trovare radicata l’idea che sostenere la cultura scientifica significhi favorire non solo la crescita economica ma anche lo sviluppo civile e democratico, mentre altri sostengono che gli stessi effetti possono essere ottenuti solo attraverso il potenziamento degli studi umanistici ed artistici.
Tuttavia non tutti sostengono la necessità di una separazione culturale anzi invece personaggi come fisico italiano Carlo Rovelli, introducendo il suo articolo Scienza e cultura classica inserito nel libro Terza cultura. Idee per un futuro sostenibile edito da Il Saggiatore, afferma che:
Quanto spesso ascolto amici italiani che scherzano sulla propria ignoranza in scienza e matematica! Sentire un individuo di cultura che scherza e quasi si vanta della propria ignoranza scientifica è altrettanto triste che sentire uno scienziato che si vanta di non avere mai letto un romanzo, una poesia, o di non avere mai ascoltato musica. (…)
Scienza e cultura umanistica sono entrambe imprese umane che costruiscono nuovi modi di pensare il mondo, per comprenderlo meglio. Il mondo è complesso, e per cercare di comprenderlo servono strumenti di pensiero ricchi e diversi.
Questo prova che la concezione di una cultura unitaria come forma più accettabile e giusta di conoscenza si conservi nel pensiero umano basandosi sulle stesse considerazioni del periodo del Medioevo o dell’Antica Grecia che sono poi quelle che trovano alla fin fine un raffronto più significativo negli studi moderni.
A mio parere è infatti impossibile considerare le diverse specializzazioni delle scienze come entità nettamente separate e autonome, circoscritte all’interno del loro campo di ricerca.
Perché questa affermazione possa risultare maggiormente convincente basti pensare addirittura alla storia di ogni singola branca del sapere: che sia questa di origini antiche o recenti non esclude nel suo “ patrimonio genetico” qualche traccia del pensiero derivante da qualche altra scienza che sia questa scientifica o umanistica.
Un esempio indiscutibile è l’arte che, per quanto possa sembrare strano, deve un grazie alla matematica la quale ha reso possibile la sua applicazione e quindi la nascita dei più grandi complessi architettonici e opere d’arte fin’ora noti all’uomo. Si può prendere come modello le statue greche bronzi e marmi simboli di una bellezza perfetta dovuta a specifiche e minuziose proporzioni sulle quali i greci basavano la realizzazione di queste e dei monumentali e numerosi templi che senza una legge matematica alla base non starebbero su come del resto la complessa struttura delle cupole, che frequentemente troviamo sormontare maestose numerose cattedrali e basiliche, le quali hanno alle spalle una storia di studi mirati a trovare il giusto equilibrio.
Ritornando invece più sul moderno si può fare un accenno alla psicocibernetica la quale non ha nulla a che fare con robot, cyborg, intelligenza artificiale o cose del genere, anzi questa è la scienza che studia il modo in cui il cervello è programmato a rispondere automaticamente a certi stimoli, valutando la situazione esterna e prendendo le dovute misure per il raggiungimento di un fine.
Per non parlare di come le scienze hanno influenzato non solo il pensiero ma addirittura interi movimenti culturali quali come L’illuminismo il quale fu un movimento culturale diffusosi nell’Europa del ‘700 che utilizzava i “lumi” della ragione dell’uomo e della scienza come strumenti di lotta contro l’ignoranza e la superstizione dei secoli precedenti. Protagonista di questa corrente fu la “razionalità” che portava ad applicare nel campo della conoscenza il metodo induttivo sperimentale o scientifico,portando la propria ragione a un livello di considerazione tale da essere definito l’unica capacità umana per giungere a una conoscenza di Dio. Nel parlare della cultura e della letteratura nell’età dell’illuminismo, si indica non tanto una precisa corrente filosofica quanto una precisa e comune atmosfera culturale, alla quale sono riconducibili, per i loro tratti essenziali, tutti i fenomeni di letteratura e di cultura che si ebbero in quel periodo.
In conclusione è possibile affermare che come per Aristotele la sostanza era un sinolo di materia e forma cioè unione indissolubile tra queste due componenti così lo stesso discorso può essere applicato alla concezione di cultura che senza la ragione o il sentimento non sarebbe tale impedirebbe di conseguenza l’arricchimento del pensiero umano la sua evoluzione e in generale l’evoluzione della nostra specie che tanto unica e meravigliosa è capace a volte anche di provocare delle catastrofi quali questa millenaria contrapposizione ideale che coinvolge energie e tempo nel confronto a parer mio spese inutilmente, quando si potrebbero impiegare invece nella ricerca, pur sempre che questa mantengo l’unione, perché ,come è risaputo e dimostrato da molteplici risultati raggiunti nel tempo, l’unione di menti portatrici di una ricchezza differente da un unico e grande bellissimo frutto di cui l’uomo non ha mai smesso di nutristi: la conoscenza.