Ormai da secoli si dibatte sul rapporto tra scienza ed etica, due entità molto diverse tra loro, che trovano però terreno di scontro quando si parla dell’esperienza storica umana.
Oggi questo conflitto, grazie agli importanti traguardi raggiunti dalla scienza e dalla tecnica è più acceso che mai, come sostiene anche Adriano Ossicini, presidente della Commissione nazionale di bioetica: “Lo sviluppo delle scienze, delle tecnologie, della cultura, delle relazioni sociali, e la libertà che abbiamo conquistato con grande difficoltà (…) non ci mettono al riparo da conflitti endemici e da condizioni di vita che dividono il mondo in due realtà terribilmente distanti tra loro”.
Quando venne coniata la scienza moderna, con la nascita della Royal Sociey di Londra, la ricerca aveva lo scopo di decifrare tutti i misteri della natura, per poter poi applicare le conoscenze derivanti da tali scoperte e portare beneficio alla vita degli uomini.
Ancora oggi sono questi gli scopi della scienza; allargare gli orizzonti dell’esperienza umana e rendere possibile ciò che prima sembrava impossibile.
Al centro del dibattito etico non c’è dunque la scienza, la correttezza o la scorrettezza di una determinata scoperta ma l’uomo e le sue decisioni.
E’ la società in cui viviamo che plasma il nostro modo di vivere, di pensare e delinea quelli che sono gli ideali etici e morali in cui crediamo.
Il termine etica infatti deriva dal greco èthos che significa “carattere”, “comportamento”, “consuetudine” e ci permette di individuare dei comportamenti deontologicamente corretti, dandoci la possibilità di distinguere ciò che è giusto e lecito da ciò che non lo è, ponendo come esempio un determinato modello comportamentale.
Questo può derivare da concetti religiosi e seguire norme morali basate sugli insegnamenti di Dio o può seguire modelli laici, che ritroviamo nei pensieri del filosofo Ugo Grozio e nel concetto di giusnaturalismo, quindi nell’idea che esistano norme comportamentali universalmente valide e immutabili, fondate sull’idea di natura.
Una scoperta scientifica o tecnica può essere quindi corretta o scorretta in base a quella che è l’ottica con cui essa viene guardata.
E’ successo molto spesso nel corso del tempo che ricerche innovative non solo siano state fraintese ma anche usate per scopi totalmente opposti rispetto a quelli per cui erano state ideate; un esempio è lo studio del comportamento degli atomi, che è stato trasformato in un’arma di distruzione di massa come la bomba atomica.
Secondo il filosofo Thomas Hobbes l’uomo è lupo per gli altri uomini (Homo homini lupus), esso nasconde in se una natura egoista e malvagia ed è spinto solo dall’istinto di sopravvivenza, in opposizione con questa concezione c’è il pensiero del filosofo Jean Jacques Rousseau il quale vede l’uomo come naturalmente buono.
L’aggettivo “buono” o “cattivo” non va dunque applicato alla scienza e alle sue scoperte, ma all’uomo ed ai suoi fini.
La scienza prosegue lungo il suo cammino con lo scopo di ampliare la conoscenza umana in tutti gli ambiti, sta poi a noi decidere cosa fare con tale conoscenza e scegliere se applicarla a vantaggio o a svantaggio della nostra specie.