In senso generico la dialettica coincide con l’arte del dialogare, come abilità di presentare gli argomenti adatti a dimostrare una tesi, a persuadere un interlocutore.
Nell’età Classica la dialettica coincideva con la scienza, ossia una ricerca della verità che parte dalla formulazione di un’ipotesi, passando per un modello sino a giungere all’elaborazione di una teoria, ed infine, di una legge.
Nella filosofia pre-socratica ricordiamo i Sofisti, per i quali la dialettica coincide con l’arte di vincere nelle discussioni, confutando le idee dell’avversario e convincendo gli ascoltatori alla superiorità del proprio pensiero.
Per Socrate, invece, era la ricerca delle contraddizioni delle tesi dell’interlocutore, raffrontandole con i livelli più elevati del sapere.
In Platone, invece, il termine dialettica coincide con la ricerca della verità, tanto da essere definita come “scienza delle idee”, che si affida alla noesis, ossia all’intellezione, per giungere al concetto di verità.
In Platone individuiamo due forme del procedimento dialettico:
1) Riportare ad un’idea unitaria le opinioni
2) riuscire a suddividerle per specie, “seguendo l’ordine naturale delle giunture e tentare di non spezzare alcun membro col procedimento di un cattivo cuoco”.
Per Aristotele questa branca della filosofia è un “ragionamento che implica una dimostrazione con gli altri”, un modo di argomentare corretto.
Se la dialettica muove da ipotesi non del tutto verificate, o da domande, è un ragionamento sul probabile, ma se muove da conoscenze vere ed accertate, diventa dimostrazione di queste.
Mentre per Georg Wilhelm Friedrich Hegel, tra la fine del 1700 e gli inizi del 1800, parliamo di dialettica idealista (in quanto l’Idea è generata da se stessa e crea, al contempo, una realtà naturale o materiale che la nega, per poi ritornare, attraverso un processo dialettico, a se stessa), per Karl Marx , invece, nella prima metà del 1800, la dialettica conferisce ai fattori materiali una superiorità a quelli immateriali, spirituali o ideologici, possiamo quindi parlare di dialettica materialista.
Per Popper, la dialettica è “una teoria che afferma qualcosa -più in particolare il pensiero umano- si sviluppa secondo un procedimento caratterizzato dalla cosiddetta triade dialettica: tesi, antitesi e sintesi”, questa triade “ descrive abbastanza bene certi tratti della storia del pensiero e soprattutto taluni sviluppi di idee e teorie, e dei movimenti sociali che su queste sono basati”. Per Popper le contraddizioni sviluppano il pensiero umano, poiché “senza le contraddizioni, senza la critica, non vi sarebbe alcun motivo razionale per cambiare le nostre teorie”. Questa tesi nega il principio di non-contraddizione di Aristotele, secondo il quale due posizioni differenti non possono essere vere.
Nell’età contemporanea fu scritta da M. Horkheimer e Th.W. Adorno l’opera “Dialettica dell’Illuminismo” (Dialektik der Aufklärung) -durante il loro periodo di esilio fra il 1942 e il 1944, e poi pubblicata nel 1947- che contiene le riflessioni dei due autori sull’orrore della società contemporanea, che cercava di controllare la natura e tutte le forme viventi imponendo il suo dominio. Per i due autori deve essere proprio la filosofia, e quindi la ragione filosofica a ricondurre la ragione scientifica a quando l’uomo era semplicemente una parte dell’universo.