Come suggerito dal Professor Domenico De Masi gli scopi del lavoro sono principalmente tre: la retribuzione, la socializzazione e l’autorealizzazione.
Spesso questi sono considerati parte integrante del concetto di lavoro, anche se a volte il terzo viene a mancare per cause che possono dipendere da una mancata possibilità di scelta nel campo delle offerte lavorative. Può succedere infatti che un individuo venga a trovarsi davanti a un’offerta di lavoro che, anche se non rispondente al suo progetto lavorativo, gli offre comunque un buono stipendio e sia perciò disposto a lasciare da parte la sua carriera per avere una retribuzione assicurata.
Per quanto riguarda poi il primo aspetto, quello della retribuzione, esso è inteso da ognuno di noi come elemento imprescindibile: l’impiego e l’impegno in una attività deve avere una retribuzione di tipo mensile, settimanale… Perciò il concetto di lavoro implica un ritorno economico e il “lavorare gratis” è un ossimoro, un controsenso, è inaccettabile.
Dal concetto generale è però opportuno aprire una parentesi per quanto riguarda i giovani italiani che, dopo la laurea, si affacciano al mondo del lavoro restando molto spesso disoccupati senza la possibilità di mettere in pratica gli argomenti di studio. Per loro il lavoro gratuito può essere un modo di apprendere il mestiere e imparare a stare sul campo durante quei periodi di disoccupazione in cui non hanno alcuna possibilità di lavorare, da cui possono ricavare conoscenze pratiche e esperienza, utili a loro volta per un’assunzione effettiva.
E’ importante però precisare che questo si debba svolgere in un periodo di tempo limitato, seguito da un lavoro retribuito e che quindi una persona non si ritrovi nella situazione di dover lavorare per lunghi periodi di tempo senza un contributo economico, andando a sprofondare in un vero e proprio sfruttamento.
Il lavoro gratuito è perciò giustificato solo nel caso di persone che sono alle prime armi nel campo lavorativo, per le quali esso possa fungere come tirocinio di apprendimento della professione, ma esso deve comunque essere limitato nel tempo e deve essere volto a una facilitazione per una futura assunzione più che al sovrasfruttamento dell’opera del lavoratore.