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Un dialogo che unisce

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Analizzando nel nostro tempo le tesi di Lutero, abbiamo quasi la consapevolezza che egli non volesse una spaccatura con la chiesa cattolica bensì una riforma di ciò che quest’ultima era nella sua epoca.
Egli concentra la sua teologia sulla Bibbia e si sofferma sulla non cattolicità del cattolicesimo stesso che crede più nelle opere che nella grazia. L’errata interpretazione di ciò che egli espresse e il “Missverständnis” portarono ad un allontanamento tra le due unità ecclesiastiche e la divisione in cattolicesimo e luteranesimo.
Negli anni immediatamente posteriori alla riforma, l’avvenimento e le novità erano troppo recenti per essere analizzate con il giusto spirito critico e portarono a cadere in equivoci o prese di posizione troppo estremiste senza dare una giusta considerazione ai fatti. In realtà le tesi che andarono a ribattere ciò che egli aveva scritto non si incentravano sull’analisi della Bibbia bensì sul papato, considerando Lutero come colui che non accettava il potere del pontefice e quindi un soggetto da allontanare.
Fortunatamente negli ultimi decenni la Chiesa cattolica e quella luterana hanno cercato di riequilibrare i punti fondamentali della riforma, non procedendo più ad evidenziare i punti di divisione bensì a trovare quelli di accordo, ed esprimendo un’intesa di fondo sui temi essenziali, pur accettando comunque la presenza di differenze e di divisioni sulla fede. Si è infatti vista la necessità di ricostruire un fondamento comune e convincente per l’uomo, cioè Gesù stesso. Ciò viene chiamato “accordo differenziato”. Grazie al dialogo ecumenico è stato notato infatti che gli scritti di Lutero traevano conclusioni affini a quelle della Chiesa cattolica, per cui entrambe le parti si trovano a dover riconoscere i propri errori e le accuse mosse come infondate. Molto importante è stata l’azione dei Papi che si sono succeduti nel tempo e le dichiarazioni che hanno pronunciato; vale la pena citare quella di Papa Benedetto XVI nell’omelia tenuta il giorno 12 maggio 2007 riguardo al dialogo ecumenico, per cui “vale sempre il principio dell’amore fraterno e della ricerca di comprensione e di avvicinamenti reciproci; ma anche la difesa della Fede del nostro popolo, confermandolo nella gioiosa certezza che l’“l’unica Chiesa di Cristo (…) sussiste nella Chiesa cattolica, governata dal successore di Pietro e dai Vescovi in comunione con lui» (LG 8)”. Fondamentali anche gli interventi di Papa Francesco che afferma che le intenzioni di Lutero non erano sbagliate perché egli è stato un riformatore; infatti, la Chiesa non era un vero e proprio modello da imitare, a causa della corruzione, della mondanità e dell’attaccamento alla ricchezza e al potere.
Bisogna portare avanti questo dialogo per far sì che le Chiese riconoscano Martin Lutero come maestro comune e insieme diano una forte testimonianza del Vangelo. Del resto, come diceva Lutero nella tesi numero 62, “il vero tesoro della Chiesa è il sacrosanto Evangelo della gloria e della grazia di Dio”.

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