Home Ambasciatori della Festa di Scienza e Filosofia Verbum pro verbo?

Verbum pro verbo?

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Martin Lutero, dirompente predicatore della modernità, raffinato teologo, pensatore in grado di attaccare e demolire le fondamenta dottrinali su cui si basavano il ruolo e l’esistenza della Chiesa d’Occidente. Lutero, monaco agostiniano, studioso esistenzialmente coinvolto nella ricerca della salvezza. Ma anche Lutero traduttore della Bibbia in tedesco.
Tradurre un testo significa avere “profonda conoscenza della lingua e della cultura di partenza ma anche una perfetta padronanza della lingua di arrivo.” La traduzione è un’interpretazione, poiché si tratta di cogliere il significato che un termine assume rispetto al contesto socio-culturale che lo ha elaborato. Come tradurre termini che esprimono concetti estranei alla mentalità del traduttore? Qual è il grado di “fedeltà” al testo che un traduttore può garantire?
Come ha fatto Lutero a tradurre la Bibbia? Quali metodi ha usato? Da chi è stato aiutato? Quante volte ha revisionato il suo lavoro prima di pubblicarlo in maniera definitiva?
La traduzione del Testo Sacro da parte di Lutero è iniziata dopo il suo esilio indotto da Carlo V d’Asburgo intorno all’anno 1521 ed è terminata nel 1534. Il Nuovo Testamento fu pubblicato nel 1522 e, a distanza di pochi mesi, ripubblicato con piccole correzioni. Segno di uno scrupoloso e attento lavoro. Nella fase di traduzione dell’Antico Testamento si fece aiutare da alcuni studiosi dato che il lavoro cominciava a farsi molto più complesso. Contemporaneamente fu intrapresa una nuova e profonda revisione del Nuovo Testamento, conclusa nel 1530. La traduzione dell’intero testo biblico vide infine la luce nel 1534.
Ma la traduzione del teologo era una traduzione “letterale”? Era “fedele alla lettera” oppure si era concesso la licenza di scostarsi dal testo originale? Come dice lui stesso nel “Sendbrief Vom Dolmetschen” (Lettera del tradurre), il suo intento era quello di rendere la Bibbia un testo accessibile a tutti, affinché, nell’ottica della libera interpretazione delle Sacre Scritture, tutti potessero avere accesso alla salvezza. Lo stile e i termini utilizzati si avvicinavano alla lingua parlata e la loro scelta doveva avvenire interrogando “la madre in casa, i bambini in strada, il popolo al mercato”. Questa scelta metodologica ha comportato modifiche al testo?
Si può ipotizzare che il traduttore, durante la sua attività, abbia aggiunto o tolto parole per dare alla Bibbia una maggiore accessibilità ai lettori dell’epoca? Quando troviamo scritto “l’uomo è giustificato solamente per la fede” (Rm 3,18), ci chiediamo: nel testo originale è presente il termine “solamente”? Oppure si tratta di un termine usato per evidenziare il fatto che, contrariamente alla pretesa assurda e superba dell’uomo di salvarsi basandosi sulle sue sole forze, vale a dire sulla ricerca razionale autonoma, la giustificazione radicale dell’uomo passa attraverso la sola fede?

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