In molti sostengono che l’uomo sia guidato dal puro istinto di autoconservazione, che lo porta ad essere egoista, brutale, violento.
Il filosofo Thomas Hobbes credeva che l’uomo, in un ipotetico stato di natura, vivesse una sorta di “guerra contro tutti”.
Credo che sia proprio questa voglia irrefrenabile di accrescere il proprio stato di natura che ci impedisce di essere empatici e di apprezzare ciò che abbiamo.
Il contesto socio-culturale gioca inoltre un ruolo importante.
Siamo arrivati al punto tale che nella civiltà occidentale conta più avere un cellulare di ultima generazione oppure un paio di scarpe firmate rispetto all’essere gentili e riflessivi.
Anche a causa di questa irrefrenabile voglia di possedere tutto, senza mai accontentarsi, il disequilibrio tra ricchezza e povertà è aumentato.
Sono allarmanti i dati che ci vengono riportati da Oxfam international (dati risalenti al 22 gennaio 2018). Essi spiegano che solamente l’1% della popolazione si è accaparrato circa l’82% dell’incremento della ricchezza netta mentre circa 789 milioni di persone si trovano in una situazione di povertà estrema.
Come afferma Osservatorio Diritti, la coperta non è troppo corta. Semmai, è distribuita male: qualcuno resta al gelo, mentre altri sudano senza neppure sapere che farsene di tutta quella lana.
È difficile ma non impossibile cercare di invertire i dati sopra riportati.
Si potrebbe pensare che una soluzione utopica potrebbe essere quella di un annichilimento, per ricostruire la società inculcando ai cittadini ideali perfetti, mirando a plasmare la natura umana.
Ma realmente qual è il percorso praticabile per favorire una parità economica?
Da qualche anno a questa parte si è registrata una maggiore sensibilità verso il problema delle diseguaglianze e sono stati adottati provvedimenti significativi che hanno visti protagonisti anche i paesi delle Nazioni Unite.
È stato elaborato il concetto di “sviluppo sostenibile” per riferirsi all’obiettivo di preservare nel tempo la qualità e la quantità delle risorse naturali. Un altro scopo è quello di creare una crescita degli indicatori economici, generare reddito e lavoro al fine di garantire il progresso anche alle future generazioni nel tempo e valorizzandone le specificità territoriali.
Un passo in più è stato fatto il 25 settembre 2015, quando l’Assemblea Generale dell’ONU ha adottato l’Agenda 2030 che ha come primo obbiettivo quello di porre fine ad ogni forma di povertà nel mondo.
Provvedimenti senz’altro significativi che dimostrano una più matura consapevolezza nella realtà sociale.
Tuttavia sarà importante puntare di più sul valore educativo e formativo della società.
Ogni evento di cui l’uomo è protagonista avviene all’interno di un determinato contesto sociale con norme, valori e modelli che devono essere cambiati o perfezionati per far si che vi sia realmente uno sviluppo.
Credo che ogni singolo individuo che compone la società possa contribuire al miglioramento della situazione economica sviluppando capacità critiche e consapevolezza morale.
Per creare questa consapevolezza è necessaria una scrupolosa analisi del contesto sociale in cui ci si trova ma per fare ciò è necessario avere una buona istruzione che deve essere garantita dallo Stato.
Il valore dell’uguaglianza che si apprende a scuola è un primo passo per superare le differenze. Anche quelle tra ricchi e poveri.
Maria Paula Regnicoli