Dati e statistiche:
Nel mondo ci sono persone ricche, che passano la loro vita nel lusso più sfrenato e con le maggiori comodità, e molte altre che non possiedono nulla e che faticano a sopravvivere. La povertà è dunque definita come la condizione di singole persone o collettività umane nel loro complesso, che si trovano ad avere, per varie ragioni un limitato (o del tutto mancante nel caso della condizione di miseria) accesso a beni essenziali e primari, ovvero a beni e servizi sociali d’importanza vitale. La ricchezza nel nostro pianeta è distribuita in modo disomogeneo e queste condizioni si concentrano in determinate zone del globo più o meno sviluppate come si può osservare da questa immagine.
La disuguaglianza economica comprende la disparità nella distribuzione del patrimonio economico e del reddito tra gli individui di una popolazione. Essa è variata e varia in base ai periodi storici e alle condizioni e fattori che possono influenzarla, come guerre o carestie.
Dalle analisi svolte si può osservare che:
• l’1% della popolazione possiede oltre il 48% della ricchezza mondiale;
• il 19% possiede ricchezza per il 46,5% del totale;
• l’ 80% della popolazione mondiale si divide il restante 5,5% delle risorse.
Tra questi ultimi circa 1miliardo di persone vivono con 1,25$ al giorno, mentre altri 800.000 persone vivono nella totale indigenza (ovvero soffrono la fame). Tra questi ci sono le oltre 24.000 persone che muoiono ogni giorno per carenza di cibo. Fra quell’1% della popolazione che vive nell’agiatezza vi sono 85 individui che possiedono risorse quanto i 3,5 miliardi di persone più povere. Questo significa che da cinque anni ad oggi la ricchezza è andata concentrandosi nelle tasche di un sempre più esiguo numero di persone.
Secondo un altro rapporto pubblicato dall’ONG Oxfam, le otto persone più ricche del mondo possiedono tanta ricchezza quanto la metà più povera della popolazione.
In questa tabella è possibile osservare l’andamento della ricchezza spartita tra gli adulti con i dati raccolti dall’OXFAM nel 2016. La povertà affligge un numero considerevolmente grande di persone e ciò implica anche un susseguirsi di altre situazioni e problemi gravi come ad esempio l’ elevato tasso di mortalità, le malattie, lo sfruttamento minorile, il lavoro in nero ecc.
Soluzioni:
Per risolvere questo enorme problema tutte le nazioni dovrebbero impegnarsi e contribuire alla diminuzione della povertà nei paesi meno sviluppati, si dovrebbero promuovere e sostenere ulteriormente le associazioni che aiutano e sostengono i poveri come UNICEF, Save the Children, Emergency e tante altre. Le persone dovrebbero smetterla di cercare di arricchirsi sempre di più e di essere disoneste evadendo così le tasse; il divario tra ricchi e poveri deve ridursi, in modo che anche i poveri abbiano la possibilità e le condizioni di poter svolgere una vita normale e avere un lavoro. Questo infatti contribuirebbe ad un aumento della ricchezza complessiva del pianeta come affermato da Anthony Lake, direttore esecutivo del UNICEF: “Una strategia incentrata sull’equità produrrà non soltanto un successo dal punto di vista etico, ossia qualcosa che è giusto in linea di principio, ma anche un risultato concreto più efficace”.
Per venire incontro alla parte di popolazione con difficoltà economiche o con gravi condizioni di povertà sono state introdotte delle iniziative finanziarie come il microcredito, le banche dei poveri e etiche e molte altre.
Il microcredito ad esempio è uno strumento di sviluppo economico che permette l’accesso ai servizi finanziari alle persone in condizioni di povertà ed emarginazione.
Nei paesi in via di sviluppo milioni di famiglie vivono con i proventi delle loro piccole imprese agricole e delle cooperative nell’ambito di quella che è stata definita economia informale. La difficoltà di accedere al prestito bancario a causa dell’inadeguatezza o della mancanza di garanzie reali e delle microdimensioni imprenditoriali, ritenute troppo piccole dalle banche tradizionali, non consente a queste attività produttive di avviarsi e svilupparsi libere dall’usura. I programmi di microcredito propongono soluzioni alternative per queste microimprese.
Un altro esempio di strumento di sviluppo economico sono le cosiddette banche dei poveri e le banche etiche, le quali sono istituti bancari che operano, soprattutto nei paesi del Terzo Mondo, nel campo della microfinanza, ovvero nell’erogazione di servizi finanziari (quali, ad esempio prestiti, gestione del risparmio ed assicurazioni) caratterizzati da importi unitari molto bassi (equivalenti a pochi euro o decine di euro) a soggetti che il settore bancario tradizionale considera “non solvibili” richiedendo un interesse relativamente basso. Spesso i prestiti vengono fatti sulla fiducia, visto l’alto tasto di analfabetismo dei clienti e le somme raccolte vengono impiegate per finanziare iniziative di carattere etico. Questi semplici meccanismi hanno dato, negli anni, risultati sorprendenti:
•le condizioni di vita dei beneficiari sono migliorate;
•il tasso di restituzione dei prestiti erogati è, in media, del 99%;
•con gli utili conseguiti la banca paga gli stipendi degli impiegati ed allarga ulteriormente il giro dei prestiti.
È dunque positivo osservare che spesso sono proprio le persone più povere a saldare tutti i debiti con le banche e ad essere più oneste, infatti, per un futuro migliore, ognuno di noi dovrebbe trovare dentro di sé la generosità e la solidarietà al fine di aiutare il prossimo, eliminando finalmente il divario presente tra ricchi e
poveri.
Michele Teatini