Cos’è la memoria? E perché si verifica il negazionismo?
Cos’è la memoria?
La memoria è la capacità di conservare nel tempo le informazioni apprese e di recuperarle quando servono. L’apprendimento di un’informazione, tuttavia, sarebbe inutile se non avessimo la capacità di conservare nella mente ciò che abbiamo appreso per poter utilizzare le competenze e le conoscenze acquisite in un successivo momento in funzione delle esigenze individuali e ambientali. La conoscenza va immagazzinata nel nostro cervello per poter poi essere recuperata in un tempo successivo. Ogni nuova esperienza comporta dei cambiamenti nei circuiti nervosi, rafforzandone alcuni e indebolendone altri, così da creare nuovi circuiti nervosi. Anche ricordare qualcosa è un processo attivo che modifica il ricordo stesso. In questo senso la memoria va considerata come un processo attivo e dinamico, dipendente dalla storia di ciascun individuo. E’ un sistema in continuo divenire, non informazione morta. E’ un percorso inarrestabile che continua per tutta la vita.
E il negazionismo?
Il negazionismo è un termine che indica un atteggiamento storico-politico che utilizza per fini ideologici e politici modalità di negazione di fenomeni storici accertati. Nega, quindi, con evidenza lo stesso fatto storico. Uno dei casi di negazionismo più diffuso è quello relativo ai crimini nazisti e all’Olocausto. In questo caso affinché il ricordo della Shoah sia utile, tuttavia, la memoria non deve limitarsi soltanto all’indignazione e alla denuncia morale contro i crimini nazisti, sentimenti sicuramente giusti e naturali nei confronti di avvenimenti gravi e disumani. Perché la memoria abbia un senso, è soprattutto importante, prima di denunciare, capire ciò che accadde da un punto di vista storico. I ricordi devono essere quindi e mantenuti presenti alla nostra coscienza per utilizzarli al meglio e relazionarsi a loro.
Stefano Paredes