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Mostro interiore

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‘Cosa sarebbe peggio vivere da mostro o morire da uomo per bene?’. Questa é la frase
finale del film Shutter Island di Martin Scorsese. E’ un interrogativo pronunciato dal protagonista del film (Leonardo Di Caprio), il quale interpreta un paziente di un ospedale psichiatrico. Nell’ultima scena avviene nel protagonista una presa di coscienza, lui si rende
conto delle atrocita che ha fatto, uccidere sua moglie, ed é per questo che pone quella domanda a se stesso. II senso di colpa per i gesti che ha fatto e il desiderio di espiare le sue colpe, conducono il protagonista a preferire la lobotomia, piuttosto che vivere una vita di
rimorsi e senza possibilita di riscattarsi.

I film ruota intorno alla malattia mentale del protagonista, il quale proietta se stesso e il mondo che lo circonda in una realta alterata,
frutto della sua immaginazione, per sfuggire da quella effettiva.

Quello della malattia mentale é un tema molto delicato nella societa in cui viviamo, molto spesso i registi decidono di basare i propri film su temi come questo, per poter sensibilizzare
la societa. Nel tempo é cambiato il modo di vedere il malato mentale, quindi anche le terapie utilizzate per gestire la malattia mentale. Gli psichiatri degli anni ‘40 e ‘50 del XX secolo, per
curare le persone affette da malattia mentale utilizzavano una procedura neurochirurgica chiamata lobotomia, un’asportazione chirurgica di uno o più lobi del cervello, che si
ritenevano responsabili della malattia. In questi anni i malati mentali venivano considerati come “matti”, quindi venivano rinchiusi nel manicomio, un istituto che veniva destinato al
ricovero e alla segregazione dei malati.

Una rivoluzione avvenne grazie a Franco Basaglia che ha restituito dignità alla malattia mentale, non considerando il paziente come “un oggetto da aggiustare”, ma una persona da accogliere, ascoltare, comprendere, da aiutare, e non da recludere o da nascondere.

Oggi ai malati mentali vengono riservate delle cure specifiche che mirano ad aiutarli a
condurre una vita “normale”.

Una pratica molto utilizzata é l’arteterapia; il malato attraverso l’arte pud dare una forma
concreta alle sue emozioni e ai suoi sentimenti, in questo modo si pud entrare a contatto con
il proprio mondo emotivo, che spesso risulta caotico e frammentato nei pazienti psichiatrici.
Inoltre, € importante l’aspetto manuale, poiché consente I’attivazione del mondo simbolico
per ricostruire la propria vita. L’ immagine che ho scelto rappresenta il disegno di un
paziente affetto da schizofrenia.

Elena Pompili
4AScienze Umane, Liceo Sesto Properzio Assisi
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