Home Ambasciatori 2023 “LA VITA È NEL MOVIMENTO”- Aristotele

“LA VITA È NEL MOVIMENTO”- Aristotele

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Questa frase ci porta a riflette su due punti:
 Il primo è in relazione alla fisiologia del nostro organismo nel quale c’è un continuo movimento, un’attività di comunicazione, di generazione, di trasformazione e così via. Il movimento è vita.
 Il secondo è sull’importanza del movimento, inteso come attività fisica, per la promozione della nostra salute e del nostro benessere. La vita è movimento. Per compiere un movimento occorrono segnali neuronali, che sono trasmessi dai centri motori presenti nel cervello attraverso le vie nervose al muscolo scheletrico. I movimenti nascono dall’interazione di ossa, articolazioni, muscoli e tendini. Ogni muscolo lavora contraendosi. Non essendo in grado di riallungarsi da sé, ha solitamente bisogno dell’aiuto di un altro muscolo. Per questo i muscoli lavorano sempre in coppia, come agonista e antagonista: quando uno si contrae (agonista), l’altro si distende (antagonista) in modo da mantenere l’equilibrio e la postura. Per esempio, se durante un allenamento attiviamo il bicipite, le fibre muscolari si contraggono e il braccio si piega all’altezza del gomito. Per muovere una parte del corpo sono dunque sempre necessari più muscoli.

Per Aristotele il movimento necessita di spiegazione. Quando un ente si trova in una certa situazione fisica e in un’altra, esso è stato sottoposto al divenire, cioè ha modificato la propria condizione fisica, ma è sempre lo stesso. Potenza e atto possono servire a descrivere il movimento come passaggio all’interno dell’essere, ma non sono sufficienti a spiegarlo. La forma è ciò che l’essere diviene, il suo fine. La materia
è ciò che l’essere è nel divenire, ossia la sua aspirazione incompiuta; la privazione è invece ciò che l’essere nel divenire non è, ovvero la mancanza di forma . L’uomo perfetto per Aristotele e per gli stoici è colui che ha tutte le virtù, mentre per i cristiani consiste nel seguire Gesù Cristo. Può considerarsi una forma di movimento anche quello di sviluppo come realizzazione della virtù. L’umanesimo può essere considerato come un processo attraverso cui la verità e la moralità vengono scoperte attraverso l’investigazione umana. Gli umanisti sono i primi a rendersi conto che gli antichi sono qualcosa di ormai passato mentre per il medioevo gli antichi sono contemporanei, credevano che il creato fosse voluto da dio. Il mondo era considerato una realtà statica e viene ricercata nelle sacre scritture. Gli umanisti vedono negli antichi la realizzazione dell’uomo integrale che ha portato alla perfezione tutte le sue qualità e sono stati uomini compiuti. Cercano di far rivivere l’uomo che torna al centro del mondo e alla visione religiosa del medioevo si sostituisce una visione laica in cui l’uomo si realizza sulla terra. Il principio di autorità che viveva nel medioevo viene sostituito da quello di imitazione, in quanto ci si realizza nel presente. L’umanesimo è una rivoluzione antropologica e a concepirlo è stata Agnes Heller in quanto sviluppa il modo di concepire l’uomo affermando che la sua realizzazione avviene in società. L’umanesimo nel mondo contemporaneo ha molto da imparare dal modo con cui scienze umane come etnologia e antropologia hanno guardato alla specificità storica e culturale di altri popoli e epoche. L’antropologia ci ha insegnato a evitare l’etnocentrismo, a non giudicare la propria cultura al centro del mondo.

“NOI SIAMO CIÒ CHE FACCIAMO RIPETUTAMENTE. PERCIÒ L’ECCELLENZA NON È UN ATTO MA UN’ABITUDINE.”-Aristotele

È incredibile come spesso sprechiamo tempo a criticarci, è un po’ come lamentarsi di non riuscire mai a cambiare, ma allo stesso tempo non fare nulla di significativo che ci possa veramente aiutare a farlo.

Questa non è solo una citazione ma uno di quei rinforzi che ti da la forza per realizzarti, il movimento in questo caso è fondamentale e può salvarti la vita, andando alla ricerca di forme per completarsi.

Autore: Greta Segameglio, III A scienze umane liceo Marconi Pescara.

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