L’infinito è un concetto che ha affascinato e tormentato le menti dei pensatori attraverso i secoli. Due figure emblematiche che hanno trattato questo tema sono Giacomo Leopardi e Giordano Bruno, sebbene abbiano approcciato l’infinito in modo diverso, lasciando un’impronta indelebile sulla storia del pensiero. Da un lato, Leopardi, con la sua visione malinconica e pessimistica, esprime nell’omonimo componimento la propria angoscia di fronte all’infinito. Per lui, l’infinito rappresenta un’entità, oppressiva capace di mettere in risalto la piccolezza e l’impotenza umana di fronte all’immensità dell’universo. La contemplazione dell’infinito porta Leopardi a partecipare la propria vita come un breve istante destinato alla sofferenza e al nulla, una condizione che egli accoglie con disillusione e disperazione. Dall’altro lato, giordano Bruno, filosofo e teologo eretico del XVI secolo, abbraccia un’interpretazione radicalmente diversa dell’infinito. Per Bruno, l’infinito non è fonte di angoscia, bensì di speranza e liberazione. Egli concepisce l’universo come infinito e popolato da innumerevoli mondi, sostenendo la teoria dell’infinità degli universi. Questa visione cosmologica gli permette di immaginare un’umanità non più confinata alla terra, ma in grado di esplorare conquistare gli spazi infiniti dell’universo.In conclusione, Leopardi e Giordani Bruno offrono due prospettive diametralmente opposte sull’infinito: mentre per Leopardi rappresenta un opprimente realtà che mette in risalto la fragilità umana, per giordano Bruno è fonte di speranza e possibilità di esplorazione limitata. Le loro riflessioni ci invitano a confrontarsi con la complessità e la grandezza dell’infinito, suscitando interrogativi profondi sulla nostra stanza il nostro rapporto con l’universo.
Autori: Mascitelli Marta e Cantò Tea 4° SU Liceo G. Marconi Pescara