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Alternanza ricchi e poveri

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Sia per la Banca mondiale che per le organizzazioni non governative, istituzioni che svolgono ruoli opposti e dovrebbero avere due visioni del mondo inconciliabili , un popolo è povero quando il reddito monetario pro capite è inferiore a due dollari al giorno. Nonostante le differenze di ruolo e di mentalità, questi organismi sono accomunati dalla convinzione che la povertà e la ricchezza si misurano col denaro, col potere d’acquisto.

In realtà, la povertà e la ricchezza si misurano col denaro soltanto in una società che tende a mercificare tutto, cioè fondata sulla crescita del PIL. Se tutto ciò di cui si ha bisogno deve essere comprato, chi ha più soldi deve comprare di più e, quindi, è più ricco; chi ne ha meno può comprare di meno e, quindi è più povero. Ma se si sa autoprodurre qualcosa, la situazine potrebbe addirittura capovolgersi. In una fase economica in cui i prezzi dei generi alimentari subiscono forti aumenti, chi deve comprare tutto perché non sa o non può autoprodurre nulla, s’impoverirà. Chi infatti coltiva un orto da cui ricava gran parte dei generi alimentari che porta sulla tavola non ne subirà alcuna conseguenza negativa.
Tra una famiglia con più soldi (quindi più ricca secondo i criteri di valutazione di una società fondata sulla crescita del PIL) che riscalda il suo appartamento con un impianto a gas, e una famiglia con meno soldi (quindi più povera) che coltiva un pezzo di bosco per ricavare la legna necessaria ad alimentare delle stufe, nel caso, nemmeno tanto remoto, in cui i governanti di Russia e Libia dcidessero di interrompere le forniture di metano, quale delle due non subirebbe limitazione nella soddisfazione del fabbisogno di riscaldamento? La famiglia più povera naturalmente, poichè non deve spendere alcun centesimo per potersi riscaldare.

Dopo aver fatto una breve introduzione su cosa è realmente la povertà passiamo ad alcuni dati significativi, che ci fanno capire com’è distribuita la ricchezza nel mondo. L’1% della popolazione possiede oltre il 48% della ricchezza mondiale, il 19% possiede ricchezza per il 46,5% del totale, mentre all’ 80% della popolazione mondiale non rimane che dividersi il restante 5,5% delle risorse.

Tra questi ultimi circa 1 miliardo di persone vivono con 1,25$ al giorno, mentre altri 800.000 persone vivono nella totale indigenza (ovvero soffrono la fame). Tra questi ci sono le oltre 24.000 persone che muoiono OGNI GIORNO per fame.

Sottolineo che nell’ anno 2015, ci sono stati oltre 24.000 morti al giorno per fame; 3/4 di questi decessi sono bambini.

Il dato sconvolgente, se non foste scossi abbastanza, è comunque un altro.

Fra quell’1% della popolazione che vive nell’agiatezza vi sono 85 individui che possiedono risorse quanto i 3.500.000.000 (3,5 miliardi) di persone più povere.

>Negli ultimi anni infatti la ricchezza è andata concentrandosi nelle tasche di un sempre più esiguo numero di persone.

Per ridurre questa disuguaglianza economica tra ricchi e poveri bisognerebbe innanzitutto secondo l’Open Working Group (OWG) accelerare l’aumento del reddito della popolazione delle fasce più basse (pari al 40% della popolazione totale), superando la crescita media nazionale. Come secondo punto bisognerebbe procedere all’inclusione sociale ed economica di tutti i cittadini senza discriminazioni di razza, etnia o status economico. Infine bisognerebbe proporre di garantire pari opportunità e di ridurre le ineguaglianze di risultato partendo dall’eliminazione delle discriminazioni attraverso politiche e azioni adatte allo scopo.

Gabriele Gallo

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