PROBLEMA DIVARIO TRA RICCHI E POVERI
Nel mondo la differenza tra popolazione ricca e popolazione povera si sta facendo sentire sempre di più. Il problema è che i ricchi continuano ad arricchirsi, mentre i poveri si trovano in condizioni sempre più precarie. In tutto il mondo ben otto uomini, godono di oltre 400 miliardi di dollari, la stessa ricchezza della metà meno abbiente del pianeta, ossia 3,6 miliardi di persone. E in Italia l’1% più ricco possiede il 25% della ricchezza nazionale. E la cosa drammatica è che questi dati sono tali da due anni, dal 2015, quando l’1% dei più facoltosi al mondo possedeva quanto il restante 99%.
Il grafico in questione mostra i capitali posseduti dalle 62 persone più ricche (in viola) e quelli del 50% della popolazione più povera. Possiamo notare che negli ultimi anni i due andamenti si sono raggiunti, e ciò significa che le persone più ricche al mondo (tra cui i celebri Bill Gates e Mark Zuckenberg) si sono arricchite mentre quelle più povere si sono impoverite.
La causa principale di questo divario è l’evasione fiscale. Quest’ultima è utilizzata dai ricchi, che portano i loro capitali nei paradisi fiscali per non pagare le tasse nel loro stato, mettendo in difficoltà i bilanci dei paesi di origine. Per attenuare questo divario occorrono maggiori controlli nei paradisi fiscali, dove le agevolazioni sono più elevate rispetto ad altri paesi. Una soluzione per contrastare questa forte evasione fiscale, potrebbe essere la proposta di regole più ferree in tutti i paesi, oltre ad un maggior investimento in modo tale da aumentare l’occupazione e incrementare il benessere comune. Dare la possibilità a tutti di scaricare l’IVA per poter meglio contrastare gli evasori fiscali, e attuare continui controlli da parte delle istituzioni con la collaborazione degli altri stati. Se queste regole venissero attuate, l’evasione fiscale si ridurrebbe e il divario tra ricco e povero inizierebbe a sentirsi sempre di meno.
Inoltre, l’Open Working Group (OWG) ha proposto un obiettivo focalizzato proprio sull’ineguaglianza, che si articola in 7 obiettivi e tre potenziali metodi per realizzare tali intenti. Uno tra questi target mira ad accelerare l’aumento del reddito delle fasce più basse (pari al 40% della popolazione totale), superando la crescita media nazionale; un altro punta all’empowerment, ovvero l’inclusione sociale ed economica di tutti i cittadini senza discriminazioni di razza, etnia o situazione economica; un terzo si propone di garantire pari opportunità e di ridurre le ineguaglianze lavorative partendo dall’eliminazione delle discriminazioni attraverso politiche e azioni adatte allo scopo.
I mezzi proposti per l’implementazione di tali azioni non sono ben definiti e si fa fatica a quantificare e a sviluppare indicatori capaci di misurare i risultati nel senso di una riduzione dell’ineguaglianza. Ecco perché sono necessarie ulteriori riflessioni in merito. Però, tra le possibili azioni proposte possiamo elencare: adottare un trattamento speciale e differenziale per i paesi meno progrediti; fornire assistenza ufficiale allo sviluppo e incoraggiare i flussi finanziari, inclusi gli investimenti diretti all’estero verso paesi in condizioni speciali, quali i paesi meno progrediti, i paesi Africani, i piccoli stati insulari in via di sviluppo e tutti i paesi in via di sviluppo senza vie di accesso al mare; ridurre il costo del trasferimento e degli ausili degli emigrati.
Michele Spazzini