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La memoria

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La memoria è definita come la capacità di immagazzinare informazioni e quindi di richiamarle alla mente. Kandel, premio Nobel per la medicina, ha dimostrato che i collegamenti tra i nostri neuroni non sono statici, ma che le sinapsi, le strutture che permettono la comunicazione tra le cellule nervose, possono indebolirsi o rafforzarsi a secondo degli stimoli che ricevono. E’ come se all’interno del nostro cervello avessimo una centralina elettronica che non ha un assetto fisso ma plastico, i circuiti principali si formano durante lo sviluppo ma aumentano con l’apprendimento. L’apprendimento si basa su consistenti cambiamenti dei contatti sinaptici, quindi l’apprendimento è vantaggioso perché rafforza le connessioni tra le cellule nervose. La memoria a breve termine è molto limitata, può contenere al massimo 12 elementi e dura pochi minuti, per esempio il tempo di comporre un numero telefonico e modifica solo la consistenza delle sinapsi. Per la memoria a lungo termine è necessaria invece la sintesi di ulteriori proteine per creare nuove connessioni, ed è un cambiamento strutturale. Per esempio, nei violinisti la parte del cervello che controlla le dita della mano sinistra è 5 volte più grande. L’ippocampo, situato nel lobo temporale, svolge un ruolo molto importante, perché fa si che un avvenimento di una particolare forza emotiva prenda una scorciatoia e venga immagazzinato direttamente nella memoria a lungo termine. E’ una fortuna che non tutte le informazioni ricevute non sono conservate nella memoria a lungo termine, chi di noi vorrebbe ricordare ogni dettaglio della propria vita?
Ciò creerebbe enormi difficoltà nel recupero e nell’individuazione delle informazioni veramente importanti.
Vi sono persone che riescono a ricordare quantità stupefacenti d’informazioni, come chi è colpito da particolari forme di autismo, ma a detrimento di altre funzioni, come i contatti sociali e la formulazione di pensieri astratti.
Ricordiamo più facilmente eventi negativi, come ha dimostrato Douwe Draaisma, famoso psicologo olandese. Questo perché il cortisolo, l’ormone dello stress, marchia l’evento stressante in modo che venga impresso nella memoria a lungo termine, il motivo è che i ricordi angosciosi e paurosi sono i più importanti per la nostra sopravvivenza rispetto a quelli piacevoli. Il cervello colma inconsciamente i buchi di memoria, per questo non sempre la nostra memoria è molto affidabile, come attestano spesso i tribunali. Memorizzare le situazioni di pericolo ha quindi un chiaro vantaggio evolutivo.
Diversi aspetti di un avvenimento vengono immagazzinati nel nostro cervello in luoghi differenti, quando cercheremo di ricordare quel particolare evento dovremo riunire nuovamente tutti gli elementi. La dimostrazione che informazioni differenti vengano immagazzinate in punti differenti è evidente nei pazienti che abbiano subito danni cerebrali, una lesione sul lato posteriore destro del cervello porta al non riconoscimento dei volti dei conoscenti e talvolta persino della moglie ma permette di riconoscere perfettamente la propria macchina.
Questo naturalmente potrebbe provocare una qualche reazione all’interno delle mura domestiche…
Il cervello è una macchina meravigliosa, consuma pochissimo circa 12 watt l’ora, le sue prestazioni aumentano con l’esercizio, si potrebbe concludere quindi che usarlo ha molti vantaggi e nessuna controindicazione. A noi la scelta…

Gabriele Gallo

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