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Riflessioni sulla memoria

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Che cosa si intende per memoria? Cosa significa e in cosa consiste ricordare e dimenticare? Come influiscono i ricordi sulla nostra identità personale? Queste sono le domande che spesso ci poniamo e a cui non sempre è facile dare una risposta.

Intanto partiamo dal fatto che: la memoria è la capacità del cervello di conservare informazioni, ovvero quella funzione psichica o mentale volta all’assimilazione, alla ritenzione e al richiamo, sotto forma di ricordo, di informazioni apprese durante l’esperienza o per via sensoriale.

La memoria è presente in tutti gli esseri animali e tutte le azioni e comportamenti derivano da essa, inoltre si può affermare che la memoria è una delle basi che rendono possibile la conoscenza umana e animale, proprio in virtù della capacità di apprendimento, assieme ad altre funzioni mentali quali elaborazione, ragionamento, intuizione, coscienza. In particolare i processi mnemonici fondamentali sono di tre tipi:

  • Acquisizione e codificazione: ricezione dello stimolo e traduzione in rappresentazione interna stabile e registrabile in memoria.
  • Ritenzione ed immagazzinamento: stabilizzazione dell’informazione in memoria e ritenzione dell’informazione stessa per un determinato lasso di tempo.
  • Recupero: riemersione a livello della consapevolezza dell’informazione precedentemente archiviata, mediante “richiamo” (senza stimoli di facilitazione) o “riconoscimento” (mediante uno stimolo associativo, per cui è sufficiente riconoscere l’elemento precedentemente codificato, presente all’interno di una serie di stimoli proposti).

Si possono classificare i tipi di memoria in base ad almeno due criteri:

  • La persistenza del ricordo.
  • Il tipo di informazioni memorizzate.

La memoria è fortemente influenzata da elementi affettivi (come emozione e motivazione), oltre che da elementi riguardanti il tipo di informazione da ricordare. Spesso infatti si ricorda un determinato avvenimento (anche molto vecchio) grazie ai sentimenti o emozioni che si provano in un determinato momento o in una determinata situazione, questo può anche comprendere ricordi belli o meno belli. Il più diffuso criterio di classificazione della memoria si basa sulla durata della ritenzione del ricordo, identificando tre tipi distinti di

 

memoria: la memoria sensoriale, la memoria a breve termine, e la memoria a lungo termine. Da recenti ricerche fatte da un gruppo di scienziati del Salk Institute for Biological Studies in California sembra emerso che le sinapsi del cervello (giunzioni tra i neuroni) siano in grado di cambiare le proprie dimensioni aumentando così la capienza della memoria. Risulta infatti che la memoria del cervello umano possa arrivare a contenere un petabyte (un biliardo di byte), quasi l’intera Internet.

“La memoria è il diario che ciascuno di noi porta sempre con sé”, Oscar Wilde

Alcuni cenni nella filosofia:

Secondo Platone ogni anima prima di incarnarsi in un corpo mortale osserva per più o meno tempo l’iperuranio, un mondo in cui, secondo il filosofo, sono collocate tutte le idee di ogni oggetto (esse sono immutabili, perfette). Quando l’anima si ritrova poi nel corpo si “dimentica” delle idee viste nell’iperuranio ma senza perderne completamente il ricordo, così, nel corso della vita, all’uomo riaffiorano alla mente le idee che l’anima acquisì nel mondo delle idee. Per Platone infatti conoscere vale a dire ricordare.

Aristotele invece rifiuta la tesi di Platone e sostiene che la memoria sia un’”immagine mnemonica” di natura sensibile. Essa è in potenza un ricordo che muovendosi va dal corpo all’anima, la quale lo tradurrà in atto, così come avviene per l’immagine di un oggetto dipinto, che richiama la realtà del ricordo. Con la memoria tornano spontaneamente alla mente le cose del passato, con la reminiscenza cerchiamo di ricordare coscientemente un pezzo che era stato dimenticato.

Ci sono alcune persone che però sostengono e affermano certamente che certi eventi del passato non siano esistiti, ciò è chiamato negazionismo. Esso è una corrente pseudostorica e pseudoscientifica che nega contro ogni evidenza il fatto storico stesso. Spesso i negazionisti non accettano tale etichetta e in taluni casi accusano la storiografia che essi stessi negano: così ad esempio chi nega l’Olocausto cerca di essere accreditato come revisionista.

Uno dei più diffusi negazionismi è quello relativo ai crimini nazisti e all’Olocausto. Il più noto è quello dello scrittore filonazista e razzista David Irving, che perse una causa per diffamazione contro la storica Deborah Lipstadt che lo definiva un “falsificatore della storia”.

Un altro negazionista è l’ex professore di critica letteraria all’Università di Lione Robert Faurisson, che si è prodigato per consolidare una delle colonne portanti della negazione dell’Olocausto: le camere a gas nei lager non sarebbero mai esistite, e se c’erano non avevano la funzione di sterminare le persone, ma solo quella di uccidere i pidocchi mentre il negazionismo italiano dell’Olocausto è rappresentato dagli scritti di Piero Sella. In alcuni paesi (Austria, Belgio, Germania) è reato la negazione del genocidio del popolo ebreo, mentre in altri (Israele, Portogallo, Francia e Spagna) viene punita la negazione di qualsiasi genocidio. Norme antinegazioniste sono state introdotte anche nella legislazione di Australia, Nuova Zelanda, Svezia, Lituania, Polonia Repubblica Ceca, Slovacchia, e Romania. In genere è prevista come pena la reclusione, che in alcuni paesi può arrivare fino a dieci anni. Nel 2007 le Nazioni Unite hanno approvato una risoluzione statunitense che “condanna senza riserve qualsiasi diniego dell’Olocausto e sollecita tutti i membri a respingerlo, che sia parziale o totale, e a respingere iniziative in senso contrario”. Il negazionismo è punito anche in Ungheria, Liechtenstein, Lussemburgo e Svizzera, così come i Paesi Bassi lo includono nella categoria dei “crimini d’odio” mentre altri paesi legiferano su altre forme di negazionismo, l’Ucraina, ad esempio, punisce il negazionismo dei crimini sovietici quale l’Holodomor. Alcuni negazionisti propugnano l’idea per la quale esista un complotto per il quale gli storici siano succubi del “credo olocaustico”, difeso in molti paesi con la forza della legge, diretta dai poteri forti.

Ogni persona è fatta in un determinato modo in base ai ricordi e alla conoscenza che ha acquisito nella sua vita. I ricordi non sono un archivio da cui si prelevano informazioni ma esse ci vengono alla mente in base alle nuove esperienze ed emozioni che attribuiamo alle cose che viviamo ogni giorno. In ogni persona sono presenti ricordi belli e ricordi meno belli, talvolta essi scompaiono perché troppo vecchi o troppo poco significativi ma in qualche modo, nel bene o nel male, essi hanno contribuito a farci diventare quelli che siamo ora, infatti non si smette mai di crescere, cambiare e imparare.

Michele Teatini

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