La memoria è la funzione psichica che consente di riconoscere un’esperienza passata e di collocarla nel tempo e nello spazio. Si potrebbe erroneamente pensare che essa sia un archivio immutabile, dal quale si possono ripescare i ricordi del passato direttamente dal presente. In realtà la memoria ci rituffa costantemente nel nostro vissuto, ma con gli occhi del presente. I ricordi cambiano con noi, si caricano continuamente di nuovi significati e sentimenti, cambiano in base al momento in cui stiamo vivendo e a come l’Io di oggi è diventato rispetto a ciò che era prima. La “ricategorizzazione” è proprio questo: il ricordo che prima poteva apparire in un certo modo, si trasforma in base all’esperienza vissuta nel momento. Ciò dipende da come si è maturati e da quante conoscenze si sono acquisite.
I ricordi sono importanti perché ci insegnano anche a maturare, per saper agire in modo selettivo, per saper scegliere in maniera più accorta, per organizzare al meglio il futuro. La memoria dell’uomo è costituita da tre sistemi collegati fra loro, attraverso cui passano le informazioni. Uno di questi è la memoria sensoriale: è quella che ci consente di percepire attraverso i sensi. La memoria nel presente viene spesso risvegliata proprio dai nostri sensi, che ci riportano a un momento specifico del nostro passato. Quella sensoriale si potrebbe definire come una casuale sollecitazione del presente, che è in grado di riportarci a ciò che è sepolto nel tempo. L’olfattiva, ad esempio, ci fa ripescare nella memoria a lungo termine ed è uno stimolo irrazionale che non può essere controllato. Questo tipo di memoria agisce collaborando con il contesto percettivo ed è in grado quindi di registrare sia gli odori che i contesti in cui essi sono stati avvertiti: è così potente, da essere diventata una pratica terapica importante per la cura di quelle persone che hanno perso la memoria a seguito di gravi traumi.
Spesso però ci sono cose che anche al tempo presente non cambiano. Il rimpianto è una di queste. Esso è caratterizzato da una reazione negativa, conscia ed emotiva a comportamenti avuti nel passato e viene generalmente accompagnato da manifestazioni di tristezza o da imbarazzo.
Le dimenticanze spesso rivelano le nostre paure. Abbiamo frequentemente i cosiddetti ‘lapsus’ che si ritengono essere casuali, ma che in realtà ci avvertono che qualcosa di profondo e di fastidioso pungola dispettosamente la nostra coscienza.
La memoria è fondamentale, poiché dimenticare qualcosa è come perdere una parte di se stessi. Consente inoltre di tenere traccia del percorso da cui proveniamo, facendo sì che la nostra vita non si consumi soltanto nel presente, ma si fondi nel passato e si proietti verso il futuro. John Locke a proposito afferma: “La memoria garantisce quel nesso soggettivo di continuità tra coloro che siamo e coloro che eravamo”.
La memoria non è prerogativa solamente del singolo individuo, ma anche della collettività. L’identità di un popolo è profondamente ancorata alla memoria collettiva.
Il ricordare potrebbe però essere considerato una condanna. Rainer Rilke (scrittore, poeta e drammaturgo austriaco di origine boema) nell’ottava elegia delle “Elegie Duinesi”, afferma infatti che ciò che caratterizza la specie umana è la memoria. L’uomo è sempre rivolto al passato. Ciò non è considerato dall’autore come un privilegio, bensì come una condanna, che provoca dolore. Nella poesia emerge la beatitudine che l’animale prova nel vivere continuamente nel presente e nel non aver coscienza dell’esistenza di un tempo che scorre inesorabile.
Agnese Luciani