Le conoscenze scientifiche non sempre vengono confermate dalle scoperte successive: a volte sì, altre vengono integrate, rovesciate, ripensate. Su quale sia la particella più piccola della materia la scienza si sta ancora interrogando e la ricerca non smette di avanzare in questo campo. La convinzione che fosse l’atomo la particella più piccola è stata rovesciata dalla scoperta delle particelle subatomiche, come i quark. I protoni e i neutroni, che compongono l’atomo, sono a loro volta particelle formate da queste particelle. Fino a qualche anno fa si riteneva che ci fossero solo due tipi di quark, up e down, successivamente sono stati scoperti altri quattro tipi di quark, e per ciascuno esiste un antiquark con carica di elettroni opposta e con la stessa massa, ma opposta. L’ultima scoperta dell’esperimento LHCb (Large Hadron Collider Beauty) è il Pentaquark, una nuova particella ed un nuovo modo in cui i quark possono combinarsi tra loro, in uno schema mai osservato prima. La particella Pentaquark ci permette di saperne di più sui componenti della materia di cui siamo fatti noi e tutto ciò che ci circonda.
Già Democrito nel V secolo a.C. aveva ipotizzato che la particella più piccola esistente fosse l’atomo. Questo termine era già stata introdotto dal suo maestro Leucippo, per indicare le entità elementari, indistruttibili e invisibili dalle quali si forma la materia. L’atomo, che significa appunto indivisibile, è costituito da diversi tipi di particelle: protoni, neutroni e elettroni. Gli atomi, diversi per grandezza, muovendosi eternamente nel vuoto ed incontrandosi, danno origine alle cose.
Per Democrito non c’è un finalismo nelle cose, ma un meccanicismo, un ordine. Prima di lui Leucippo sosteneva che “niente accade per caso, ma tutto avviene per una ragione e per necessità”. Ciò ci fa riflettere sul fatto che se non si conoscono le cause di un evento, ciò non significa che esse non esistano. Non riuscire ad individuare una causa, può voler dire che non si conosce, ma non che essa non esista. I principi di Democrito non sono i risultati di una di un’indagine sperimentale, ma il frutto di una dedizione razionale, partendo dalle supposizioni e dai pensieri dei pensatori precedenti.
Il fondatore del metodo scientifico sperimentale, Galileo Galilei, sosteneva che l’universo fosse scritto in lingua matematica, per spiegare come ogni fenomeno avesse un ordine ed un meccanismo preciso. Il cosmo e la materia, secondo il filosofo italiano, hanno un ordine matematico, che sta allo scienziato portare alla luce. Galileo nell’opera Il Saggiatore scrive: “[l’universo] è scritto in lingua matematica, e i caratteri son triangoli, cerchi, ed altre figure geometriche, senza i quali mezzi è impossibile a intenderne umanamente parola; senza questi è un aggirarsi vanamente per un oscuro labirinto”. Ancora oggi la scienza deve dotarsi di rigore e precisione per condurre le proprie ricerche. Il suo cammino procede ininterrotto verso la scoperta di nuovi modelli che, seppur matematicamente certi, non esauriscono la possibilità di essere superati o migliorati.
Ramadani Malsore