Gentilissimo Prof. Bodei,
considerando che il bullismo nasce da una errata comunicazione sociale in contesti fortemente urbani che impongono un modello vincente a tutti i costi, e considerando che la piccola provincia vive di riflesso ciò che i media trasmettono, è corretto, a Vostro avviso definire le dinamiche “da branco” di provincia come proiezione di “Ciascuno di noi vive nell’immaginazione altre vite, alimentate dai testi letterari e dai media” (citato in Corriere della Sera, 16 Gennaio 2009) laddove l’immaginazione risente della pochezza del contesto e le altre vite sono ciò che si tenta di emulare senza averne né i presupposti, né il contesto, con la cruda consapevolezza della propria debolezza?
Ringraziando anticipatamente, Vi porgo i miei più cordiali saluti
Giorgia Fioroni
Cara Giorgia, la tua ipotesi è plausibile, il bullismo ha a che vedere anche con il tentativo di vivere altre vite mediante l’immaginazione, di uscire da un grigiore oscuramente avvertito.
Un’immaginazione povera e distorta, tuttavia, che non tiene conto di altri modi di realizzare e arricchire se stessi se non attraverso la prepotenza nei confronti dei più deboli.
Si potrebbe anche aggiungere che i bulli soffrono di un complesso di inferiorità che deriva da una mancanza di riconoscimento.
Non essendo riconosciuti (e forse non essendo amati) affermano la loro pretesa supremazia maltrattando gli altri.
Per viltà, per darsi coraggio, lo fanno spesso in gruppo. Il branco è indice della mancanza di autonomia personale e, sostanzialmente di auto-stima.
Un cordiale saluto
Remo Bodei