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La semplicità del quadrato

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Tutti conoscono il famoso teorema di Pitagora. Non è facile dimenticarsi il suo enunciato: “In un triangolo rettangolo, la somma delle aree dei quadrati costruiti sui cateti è uguale all’area del quadrato costruito sull’ipotenusa.” Questa regola ci ha accompagnato fin dalle elementari e ci è servita molto per gli argomenti matematici e geometrici successivi.
Secondo la leggenda, Pitagora, quando gli venne in mente l’idea della formula, si trovava seduto nella sala d’attesa del tiranno Policrate, da cui doveva essere ricevuto. Per far passare il tempo, iniziò ad osservare le piastrelle quadrate del pavimento. Improvvisamente ebbe l’illuminazione e gli venne in mente il teorema. Ma la vera domanda è: perché ha scelto proprio i quadrati? Perché non ha utilizzato un pentagono, un esagono, un ettagono o qualsiasi altro tipo di poligono, regolare o irregolare che sia?
Chissà, forse, mentre osservava le piastrelle, ha pensato che il quadrato fosse la forma geometrica ideale per dimostrare la teoria del teorema oppure che, utilizzando esso, il teorema sarebbe stato più facile da ricordare.
Ma se, per esempio, al posto del quadrato ci fosse stato un pentagono, la regola non sarebbe cambiata più di tanto, però devono essere figure simili tra loro.
Ma anche se ci fosse stato un semicerchio, la somma dei semicerchi sui cateti sarebbe uguale al semicerchio sull’ipotenusa.
Però si dice che il teorema di Pitagora non sia in realtà di Pitagora stesso; infatti, sono stati ritrovati documenti babilonesi, cinesi e indiani che provano che questo teorema fosse conosciuto anche prima di Pitagora, furono proprio i suoi discepoli a divulgare il teorema, dandogli una rigorosa dimostrazione. Forse gli antichi, a differenza di Pitagora, avevano un’idea diversa del teorema, ma oggi non possiamo risalire a queste sue origini antiche a causa delle idee universali matematiche.

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