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Martin Lutero e la riforma protestante

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L’antefatto della riforma di Lutero è la crisi della chiesa fra il Trecento e il Quattrocento, che all’epoca si trovava in pessime condizioni, questa crisi era dovuta a diversi conflitti interni, rilassatezza dei costumi, alla mentalità rinascimentale e cortigiana, ma soprattutto, a motivi esterni; vescovi ed abati non erano scelti dal papa di Roma, ma dai sovrani, che volevano controllare tutto e aggiungere al potere politico quello spirituale. Erano quindi più che uomini di Chiesa, uomini di potere.
La Riforma protestante o luterana è dunque un movimento religioso, con risvolti politici di tipo rivoluzionario, che ha interessato la Chiesa nel XVI secolo e che ha portato alla nascita del “cristianesimo evangelico”. Figura centrale alla quale si attribuisce la nascita del movimento protestante è il frate agostiniano Martin Lutero, insieme ad altri protagonisti importanti quali Giovanni Calvino, Huldrych Zwingli, Thomas Müntzer e Filippo Melantone.
Tradizionalmente, la storiografia identifica l’inizio della Riforma con l’affissione, da parte di Lutero, di 95 tesi, da discutere in un pubblico dibattito sulle indulgenze e in generale sull’opera della Chiesa. Accusato di eresia dai domenicani, Lutero venne convocato a Roma per dimostrare la propria ortodossia: scegliendo, invece, di non sottoporsi a questo giudizio, il giovane professore di teologia dichiarava di non riconoscere più l’autorità della sede romana, imprimendo una svolta in effetti rivoluzionaria al cristianesimo dell’Europa occidentale.
Riformatore è colui che riconosce il male che vive nella Chiesa, e si adopera non contro di Essa, ma perché Essa sia più fedele al suo compito, alla sua costituzione divina. Lutero, invece, fece tutt’altro: non fu un riformatore, ma un rivoluzionario. Non cercò di eliminare i guasti, le aberrazioni, gli errori, ma propose una religione nuova, una nuova teologia ed una nuova antropologia. Indicò non Cristo, ma le sue personali opinioni.
La riforma protestante era anch’essa nata come movimento dissenziente ma riuscì ad affermarsi, diffondersi e imporsi in alcune aree d’Europa in quanto, diversamente dai movimenti ereticali medievali, ebbe l’appoggio politico ed economico di molti prìncipi, che ne fecero la religione di Stato. Il peculiare momento storico in cui Lutero predicò fu fondamentale per la nascita delle Chiese protestanti in Europa e delle Chiese protestanti in Italia.
E così con Martin Lutero si sviluppò una nuova corrente religiosa, il luteranesimo, termine che indica anche le dottrine professate dalle chiese evangeliche nate dalla riforma protestante, che si ispirarono a lui e ai teologi che ne raccolsero l’eredità. Il luteranesimo venne riconosciuto come religione “istituzionalizzata” nel Sacro Romano Impero con la pace di Augusta, che sancì il principio del cuius regio, eius religio, cioè la possibilità per i sudditi dell’Impero di praticare la religione cattolica o quella della Confessio Augustana (ad esclusione di ogni altra), nel caso dovesse coincidere con quella del principe cui erano sottoposti. In caso contrario era riconosciuto il diritto di emigrazione.
Dopo la morte di Lutero si ebbero numerose dispute all’interno dello stesso luteranesimo che portarono ad aspri dibattiti. La prima disputa fu tra i seguaci dell’ortodossia rigida, tra cui Flacio Illirico, ed i melantoniani, a causa dell’adesione all’Interim di Augusta. I principi, dignitari e teologi fedeli alle originali confessioni e dottrine luterane, da loro sottoscritte, hanno raggruppato e pubblicato in 1580 i loro vari documenti confessionali sotto il titolo Libro di Concordia, in cui espongono la loro dottrina e condannano le dottrine divergenti. I luterani che sottoscrivono al Libro di Concordia “perché è completamente fedele alle dottrine delle Sacre Scritture” solitamente si identificano oggi come “luterani confessionali”. Altri sviluppi alternativi al luteranesimo rigido furono rappresentati dal pietismo e dal protestantesimo liberale .

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