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Comunicare

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Comunicazione significa letteralmente ” mettere in comune “. Ciò che viene messo in comune nella comunicazione non sono beni materiali ma più che altro sono “messaggi” che esprimono intenzioni, sensazioni, pensieri, sentimenti, informazioni. In pratica comunicare non vuol dire trasmettere ad altri sensazioni o situazioni, ma la rappresentazione mentale delle sensazioni e delle situazioni.

Tra le varie forme di comunicazione una particolare rilevanza spetta a quella mediale (deriva dal latino “medium”, ossia ‘’mezzo’’)
Mentre la comunicazione interpersonale può mettere in relazione solo un numero limitato di persone, la comunicazione mediale “di massa” permette a certi messaggi di giungere sostanzialmente all’intera società, o addirittura a società lontane. Ovunque si verifichino dei fenomeni che coinvolgono molti soggetti la comunicazione mediale finisce per prendere il sopravvento su quella interpersonale.
Gli strumenti tecnologici che servono a facilitare la comunicazione, a superare le distanze spaziali e quelle temporali o a sovrastare i rumori di fondo, sono chiamati, in base alla stessa etimologia indicata prima, “media”.
Lo sviluppo di Internet e delle applicazioni multimediali ha dato nuovo impulso alla comunicazione esterna degli agenti economici e sociali : ciò riguarda non soltanto le imprese e le autorità pubbliche, ma anche il mondo associativo, educativo e culturale.
In tale contesto vengono potenziati tre aspetti della comunicazione esterna, che sono già alla portata delle piccole e medie imprese o degli enti locali. Il primo, di sostanziale rilievo, riguarda la pubblicità, l’immagine, l’informazione alla clientela o ai fornitori di un’impresa, nonché l’informazione turistica, la valorizzazione del patrimonio locale, la promozione di attività rurali. Il secondo aspetto interessa il funzionamento stesso delle imprese e degli enti locali : le relazioni con i partner, i fornitori o i clienti sono sempre più interattive, avvengono in tempo reale, indipendentemente dalla distanza, con considerevoli conseguenze in termini di flessibilità e di adattabilità. Infine, l’ultimo aspetto riguarda lo sviluppo dei servizi on- line, accessibili al grande pubblico.
In futuro le tecnologie avanzate nel campo delle comunicazioni e la ristrutturazione delle attività di servizi apriranno la strada ad un’espansione del lavoro a distanza. Ma analogamente a qualsiasi altra evoluzione economica, anche il telelavoro implica dei rischi.
Il rischio principale è probabilmente quello di una cattiva gestione della flessibilità, caso in cui il lavoro a distanza viene utilizzato per sfruttare una manodopera sussidiaria, in funzione delle fluttuazioni dei prezzi e dei mercati. Il lavoro a distanza, in questo caso, contribuisce allo sviluppo di impieghi precari, di breve durata. Esso istituisce l’occupabilità dei lavoratori più efficienti e obbliga gli altri ad una situazione permanente di instabilità. Si tratta di uno scenario estremamente pericolo sul piano sociale, ma anche a livello economico. Esso può inoltre aggravare le disparità tra le regioni.

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