La disuguaglianza sociale ed economica ha da sempre caratterizzato e, purtroppo, caratterizzerà per sempre la vita dell’uomo.
Se dal punto di vista sociale le lotte sono da tempo iniziate e, finalmente, sono riuscite a portare buoni risultati come, ad esempio, la lotta contro il razzismo che, negli ultimi decenni, in seguito alla Seconda Guerra Mondiale, ha portato ad un ideale di uguaglianza, dal punto di vista economico, invece, non ci si è mai a riflettere sul fatto che gran parte della ricchezza mondiale è in mano a pochissime persone.
Dai dati rilevati nell’ultimo anno infatti risulta che, nel mondo, la produzione ha portato un enorme profitto: la ricchezza totale risulta essere infatti aumentata addirittura del 4%; il problema è che quasi il suo 80% è finito nelle tasche di circa milleduecento persone. Ciò risulta inizialmente sembrare del tutto incredibile: su quasi sette miliardi di persone sono solo l’1% ad averne tratto beneficio; il lavoro, i sacrifici e gli sforzi di tutte le altre risultano quindi vani.
Ci si interroga allora su come sia possibile che ciò accada, milleduecento persone che “nuotano” nei soldi mentre mezzo miliardo di persone vive in condizioni di estrema povertà ossia non dispone nemmeno di $1.90 al giorno.
Si tratta di condizioni che sono in realtà presenti da sempre anche se, forse oggi, grazie ai mass-media, ai giornali e alle indagini che vengono fatte è più facile rendersene conto; è quindi necessario intervenire ma difficili se non impossibili risultano essere le modalità.
Il problema è che, nella maggior parte dei casi, le persone più ricche sono anche coloro che detengono il potere come nel caso delle monarchie oppure, risultano essere persone particolarmente influenti e di rilievo nelle repubbliche; l’aumento della ricchezza inoltre risulta essere un fattore strettamente legato all’illegalità: queste persone nascondono infatti al fisco migliaia di milioni di dollari all’anno e rappresentano quindi bersagli irraggiungibili.
Nel nostro paese ma, purtroppo, anche in molti altri paesi, una delle principali cause di questa differenza di ricchezza, oltre a quella fondamentale già citata, è la disoccupazione che, spesso, tocca un gran numero di persone.
In Italia il tasso di disoccupazione è addirittura dell’11.2% e riguarda soprattutto i giovani; con l’espressione “disoccupazione giovanile” si intende infatti tutte le persone di età compresa tra i 15 e i 24 che cercano lavoro ma non riescono a trovarlo, esse costituiscono, nel nostro paese, ben il 35% delle persone di questa fascia di età.
Un altro fattore che influenza queste differenze di ricchezza è che da quando l’Italia, insieme ad altri 18 paesi, ha adottato come valuta l’Euro non solo non può più battere moneta, ma deve accettare l’impostazione economica generale. Questa impostazione è detta neoliberismo e comporta un libero mercato con il minor intervento possibile dalla parte dello Stato. Ciò ha sicuramente avuto un’importante ripercussione, su tutte quella che lo Stato non può più aiutare economicamente fabbriche in difficoltà, questo il motivo per cui oggi stiamo assistendo al fallimento di molte storiche aziende che hanno fatto la storia del nostro paese o alla loro progressiva delocalizzazione dove è minore il “costo del lavoro”.
Alessandro Castellani