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Memorie a lungo termine

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Ci sono tanti modi per definire la memoria: una definizione generale può essere quella secondo cui la memoria è la capacità del nostro cervello di registrare esperienze che lasciano una traccia più o meno duratura.
Questa traccia implica modifiche che alterano il nostro modo di agire e pensare in modo conscio e inconscio. Anche se la memoria riguarda gli ambiti passati e i ricordi, essa è strettamente collegata al presente e al momento in cui viviamo. Questo rapporto era stato evidenziato, anche al di là delle descrizioni neurofisiologiche attuali, dalla teoria di Bergson. Per lui, giovane promettente matematico e poi famoso filosofo, c’è uno stretto rapporto tra percezione e memoria. La percezione consiste nel ritagliare un’immagine dalla realtà percepita che dura un istante; mentre la memoria è l’accumularsi e lo stratificarsi di ricordi che rimane duratura nel tempo.
Il tutto è rappresentato come un cono rovesciato che poggia su un piano:
-L’intersezione tra la punta e il piano è il presente;
-La punta del cono rappresenta la percezione;
-La base del cono è il passato dove risiede la memoria.
Di conseguenza potremmo dire che già in Bergson era presente l’unione tra ricordi e percezione reale.
Tutti agiscono in modo diverso dopo aver fatto una particolare esperienza perché i ricordi non muoiono, ma continuano a vivere in noi e a modificare la nostra vita.
Infatti viviamo perennemente in relazione col passato perché le azioni quotidiane ci fanno riemergere ricordi che erano rimasti sepolti dentro di noi per un lungo periodo: tutto questo durante un procedimento involontario.
Involontariamente ci capita anche di dimenticare. Rimuoviamo spesso gli elementi del passato, solamente perché non alleniamo la mente a ricordarli o perché non sono abbastanza importanti da degnarsi uno spazio nel nostro vissuto.
Ricordare è importante perché ci permette di non commettere gli errori fatti in passato e quindi di crescere. La storia acquista un ruolo fondamentale nella comprensione degli avvenimenti odierni, un ruolo che spesso viene trascurato. È impossibile credere che l’attualità non abbia nessun rapporto con le radici del passato.
È bene ricordare per non permettere a nessuno di ricommettere errori che spesso hanno costato caro la vita di milioni di persone, come viene celebrato il 27 gennaio, il “giorno della memoria” in onore delle vittime del regime nazista.
I ricordi non svaniscono nel tempo, anche se inconsciamente crediamo di averli persi rimangono in noi e vanno a costituire le persone che siamo.
Archiviamo pensieri, momenti ed attimi ma non sappiamo che tenderanno a ritornare. Senza di essi il nostro cervello sarebbe in bianco e nero e niente avrebbe importanza a parte il presente. Manteniamo qualsiasi momento che viviamo nella nostra mente e più precisamente nella memoria a lungo termine, lo spazio dove vengono conservati i ricordi e le esperienze, non immagazzinati come copia esatta della realtà, ma come rielaborazioni ed interpretazioni della stessa.
Mi piace concludere con le parole di Primo Levi “la memoria è come il mare: può restituire brandelli di rottami a distanza di anni”.

Sofia Valentini

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