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Lettera al professor Odifreddi

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Caro professor Piergiorgio Odifreddi,
Le scrivo questa lettera inerente alla seconda attività del progetto Ambasciatori FSF. Vorrei avere da lei delucidazioni sul possibile futuro di un matematico in Italia. Io frequento un liceo scientifico e sono molto interessato all’ambito matematico. Personalmente sono indirizzato verso una laurea di primo livello in Ingegneria Informatica, per poi proseguire con una laurea in Ingegneria Gestionale in quanto mi interesserebbe diventare un esperto di marketing per imprese di qualunque genere. La domanda precisamente riguarda il suo percorso di studi, e la modalità del lavoro che lei esegue verso quali obbiettivi.
Distinti saluti.

Lorenzo Sisti

 

RISPOSTA:

Cari Francesco e Lorenzo,

grazie delle vostre mail.
Molti si chiedono cosa si possa fare, dopo una laurea in matematica, e spesso pensano che l’unico sbocco sia l’insegnamento.  Questo era forse vero molto tempo fa, ma sicuramente non lo è più ora.  In realtà, una laurea in matematica permette ormai di accedere a una gran varietà di posti di lavoro, dal mercato azionario al laboratorio di biologia, passando per le ditte di consulenza statistica o di analisi dei dati. La matematica è uno strumento estremamente versatile, e mentre una volta veniva impiegata soltanto raramente, oggi è diventata pervasiva.  Il vostro liceo porta ad esempio il nome di Galileo, ma se uno legge le sue opere, si accorge che di matematica il grande scienziato ne usava poca, e meno ancora usava delle formule.  Oggi, invece, senza la matematica non si potrebbero ad esempio sequenziare i genomi, prevedere l’andamento alla breve della borsa, analizzare i flussi dei dati che arrivano sempre più ubiqui da ogni parte, eccetera. Una volta si diceva che una laurea in ingegneria era un’ottima chiave per aprire le porte del lavoro. La cosa è ancora vera, ma oggi lo stesso si può dire anche della matematica. E non importa tanto la specializzazione che uno sceglie all’università, ma la forma mentale che la matematica offre.  Una volta in grado di seguire ragionamenti complessi con precisione chirurgica, si possono affrontare i problemi più disparati nel modo scientifico che è sempre più richiesto non soltanto, com’è ovvio, nelle discipline scientifiche (fisica, chimica, biologia, eccetera), ma anche, com’è meno ovvio, nelle discipline umanistiche. Ad esempio, persino l’etica e l’estetica, da sempre riserve degli umanisti, stanno diventando matematizzate.  Basta pensare alla teoria dei giochi, che ha portato John Nash (la “beautiful mind” dell’omonimo film) al premio nobel, che viene ormai usata dai governi e dalle agenzie governative per pianificare le proprie strategie politiche e militare, senza lasciarle più in balia delle improvvisazioni basate sul nulla. In una parola, se pensate di iscrivervi a matematica, o a discipline affini, non temete di non avere sbocchi lavorativi.  Semmai, sono coloro che vogliono rimanere disoccupati, a dover stare attenti: se si iscrivono a matematica, rischiano tutti di dover lavorare nel giro di pochi mesi dalla laurea…☺
Possiamo proseguire, se volete, il discorso a Foligno.

Per ora, buon studio e buona scelta universitaria!

PIERGIORGIO ODIFREDDI

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