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Lettera al relatore

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Gentilissimo Dott. Giorgio Vallortigara,

mi chiamo Letizia Santinelli e frequento il 4° liceo scientifico a Gubbio.

Quest’anno ho avuto la bellissima opportunità di partecipare ad un concorso, chiamato “Le neuroscienze”, in cui con l’aiuto della professoressa di scienze ho studiato in modo approfondito l’anatomia del cervello umano, la sua fisiologia e le patologie correlate.

Questo argomento mi sta molto a cuore perché il mio sogno e desiderio più grande è quello di studiare all’università di medicina e diventare dottoressa. Ci sono tanti lavori che hanno come fine quello di aiutare le persone, ma trovo che quello di medico sia il più “nobile”: si aiuta e si cura una persona a VIVERE, gli si permette di continuare a svolgere la sua vita normale, cosa impensabile se non ci fosse la scienza.

L’uomo ormai fin dai tempi di Cartesio è considerato una “macchina” perfetta, che fa tutto il possibile per la sopravvivenza dell’individuo ma anche di tutta la razza umana.

Quindi questo “spirito di sopravvivenza” ci fa superare ostacoli e difficoltà che potrebbero impedire la nostra sopravvivenza.

Ciò che non mi riesco a spiegare professore è come può il cervello, che forma pensieri razionali, allo stesso tempo produrre sentimenti, che sono irrazionali e istintivi? Com’è possibile questa compresenza di razionalità e irrazionalità?

Infine a livello più strettamente scientifico durante i corsi per questo concorso sono rimasta sconvolta dell’esistenza della malattia chiamata SLA (sclerosi laterale amiotrofica), di cui non ne avevo mai sentito parlare prima. La SLA causa una degenerazione dei motoneuroni e questi non riescono più a trasmettere le informazioni agli organi effettori. Quello che mi ha sorpreso di più è che al paziente rimane pochissimo tempo di vita.

Si troverà mai una cura per questa patologia? Oppure vede il mondo della scienza e della medicina ancora lontano da questo traguardo?

Grazie mille per il suo tempo!

 

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