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Lettera al Signor Quiroga

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Egregio signor Quiroga , ho deciso di scrivere una lettera riguardante l’argomento, che ha deciso di riportare : “cosa ci rende umani?”. Mi piacerebbe esprimere qualche opinione personale a riguardo e poi farle qualche domanda inerente l’argomento proposto. Cosa ci rende esseri umani? Come nasce la nostra particolarissima esperienza nel mondo? Domande eterne, di cui tradizionalmente si cercano le risposte nella filosofia e nella religione e su cui oggi anche la scienza prova a dire la sua. E come è naturale, lo fa andando a indagare l’organo principe dell’organismo umano: il cervello, e in particolare la sua evoluzione. Per farlo, una ricerca di Yale, a cui ha partecipato anche l’università di Pisa, ha messo a confronto il cervello umano con quello dei nostri parenti più prossimi, grandi scimmie e altri tipi di primati non umani, analizzando in particolare quali geni venissero espressi nelle diverse regioni del sistema nervoso centrale; per scoprire in che modo il nostro dna, così simile a quello delle altre scimmie dia origine a cervelli tanto differenti. E i primi risultati di queste ricerche, appena pubblicati sulle pagine di Science, hanno già permesso di effettuare alcune scoperte interessanti, che ho deciso di non riportare perché il mio pensiero è un altro. Io ritengo che la risposta alla sua domanda richieda un’analisi più dettagliata e introspettiva dell’uomo. Qualcosa che vada fuori dagli schemi imposti dalla scienza e dalla religione. Insomma “osservare” l’uomo e non semplicemente “guardarlo”. Innanzitutto io credo che sono tre gli aspetti che ci rendono umani : la capacità di provare emozioni, tutti quei principi che riguardano la percezione e la memoria visiva. Senza le emozioni il nostro mondo sarebbe torpido, grigio e privo di significato e di stimoli. Tuttavia la scienza fino a poco tempo fa ha prestato più attenzione al pensiero che alle emozioni, considerandole qualcosa di irrazionale, primitivo e talvolta non necessario. Oggi sappiamo però che l’esperienza emotiva è una parte essenziale delle nostre funzioni vitali e una peculiarità che ci distingue . Affinchè si costruisca un perfetto sistema sociale è necessario anche sapere riconoscere quelle che sono le emozioni e gli stati d’animo che gli altri individui manifestano, a mio parere. Il secondo punto che ritenevo opportuno analizzare come ho detto precedentemente è la percezione. Come potremmo definirla? In psicologia con percezione si intende un processo costruttivo attraverso cui gli stimoli che ci si presentano vengono elaborati tramite analisi, interpretazione e integrazione di quest’ultimi in un’unità dotata di senso. La realtà percettiva, pertanto, è diversa dalla realtà per come è effettivamente. Anche questa è una particolarità che in qualche modo ci accomuna ed è fondamentale per il corretto funzionamento della società. Come sappiamo la memoria visiva è alla base di qualunque rapporto, uno strumento inevitabile e talvolta indispensabile. Ho deciso di strutturare la lettera esprimendo prima quello che è il mio pensiero in modo tale da confrontarmi più efficacemente con lei e con quelli che sono i suoi studi e i suoi pensieri a riguardo. Le domande che le pongo sono : Quanto a parer suo, la realtà sociale condiziona il pensiero e i modi di fare nostri e di chi ci sta accanto? Cosa secondo lei ci rende umani? Pensa che ciò che siamo sia frutto della realtà sociale a cui apparteniamo?

Valentina Luciani

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