Salve Davide,
mi fai molte domande importanti. Cominciamo dalla prima.
Perché siamo curiosi? Perché la curiosità è sintomo di intelligenza. Ci siamo affermati sugli altri animali in quanto siamo intelligenti e quindi curiosi.
Qual è il limite alla nostra curiosità? Un altro continente, come nel caso dell’ America o dell’ Australia? La montagna più alta, la fossa marina più profonda? Dipende. Se fosse per noi, per alcuni di noi in particolare, non ci esisterebbe un limite che non vorremmo potere valicare. Elon Musk vuole davvero andare su Marte e dimostrare che siamo una specie multiplanetaria. Richard Branson, vuole davvero volare oltre l’atmosfera per vedere il buio del cielo stellato. E in fondo ciascuno di noi sogna qualcosa del genere anche se magari spesso non abbiamo le parole per dirlo, per non parlare dei mezzi per farlo.
È poi proprio vero che vogliamo andare su Marte perché la terra è invivibile? Nella trilogia marziana, Kim Stanley Robinson, racconta una storia in cui, nel corso di alcuni secoli, viene creata una colonia marziana che si sviluppa e prospera mentre la terra sprofonda nel caos politico e climatico.
Ma io su questo ho qualche perplessità. È vero che gli europei hanno colonizzato le americhe e le hanno abitate, ma le risorse materiali ed immateriali necessarie per portare le persone al di là dell’oceano erano tutto sommato limitate. Con la tecnologia attuale, il costo di trasporto e dell’installazione di una persona su Marte è molto grande, per cui l’analogia con la colonizzazione delle americhe ha dei limiti. Prima che la terra diventi inabitabile come Marte, ce ne vuole di tempo, per cui faccio fatica ad immaginare una frazione apprezzabile della popolazione mondiale che prenda la propria residenza su Marte.
E poi mi chiedo e ti chiedo: Marte è un inospitabile, polveroso deserto rosso: che cosa vuole distruggerlo? La maggior parte dei pianeti che incontreremmo nel nostro vagabondare, sarebbero inospitali, cosa vuole dire rovinarli? Forse dobbiamo pensare diversamente: un universo caratterizzato da risorse infinite, poste però ad una distanza dalla terra che le rendono difficili da sfruttare.
Ritengo sia piuttosto sciocco l’ atteggiamento di chi, nella nostra specie, passa il suo tempo a disquisire su che cosa appartenga a chi nell’universo invece di lavorare e studiare per arrivare sul altri corpi, in particolare su Marte e sfruttarne le potenzialità e le risorse. Per cui fra le due opzioni scelgo senza dubbio quella di colonizzatori, avendo però sviluppato quella sensibilità e la tecnologia per limitare il nostro impatto sul clima.
Cordiali saluti, Roberto Battiston