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Bufale e come riconoscerle

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Negli ultimi tempi si è sentito molto parlare di bufale o fake news considerate una forma di disinformazione, che alle volte possono ingannare il pubblico presentando per reale qualcosa di falso.

La motivazione che ci porta a credere a queste notizie è la mancanza del confronto inconscio con ciò che già sappiamo e che quindi può dimostrarsi dannosa poiché crea inutili allarmismi, manipola le nostre opinioni e scredita i giornali professionali.
Per limitare questi danni è fondamentale un’indagine razionale, in quanto come sosteneva Eraclito nel V secolo a.C. : ‘’Non troverai mai la verità se non sei disposto ad accettare anche ciò che non ti aspetti’’.

Quindi cercare la verità in una notizia è un processo filosofico, un esercizio intellettuale che permette di distinguere l’opinione contingente o il pregiudizio, conosciuto come Doxa, dalla verità, ovvero, Alethéia.
Oltre ad algoritmi di Maching Learning o IA (intelligenza artificiale) appositi a smascherare le innumerevoli bufale ,ci sono anche i così detti debunker o sbufalatori, i quali si accertano dell’attendibilità delle fonti di una notizia e attraverso un’analisi accurata, essi applicano la tecnica del fact-checking (studio di letture incrociate); controllano l’url del sito; scoprono se l’autore è identificabile, credibile e reale ed infine cercano se è presente una data a cui risale la notizia.

Al giorno d’oggi sono molteplici gli esempi di fake news come l’ipotesi di produzione in laboratorio del Coronavirus , l’opinione che la Luna e Marte siano delle stesse dimensioni, il racconto che gli astronauti siano cresciuti di 9 centimetri grazie ad una gita in orbitale, e molto altro ancora..

A peggiorare la situazione di per sé già critica sono però le bufale generate dall’uso improprio delle nuove tecnologie, che vanno ben oltre il guadagno dato dalla condivisione di una notizia, in quanto si concentrano su truffe di consistenti somme. Un famoso episodio, citato molto sui social, è stato quello che ha colpito il general manager di un’azienda inglese, chiamato da un suo collaboratore (in realtà un computer) che gli ha chiesto di effettuare un bonifico di ingenti somme. In questi casi diventa difficile vincere contro l’intelligenza di una macchina programmata per ingannare l’umano, per questo sono necessari esperti del mestiere.

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