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I colori della personalità

“Ognuno ha la sua ragnatela, grande o piccola che sia, tutti l’abbiamo. Qualcuno è intrappolato dal proprio corpo, per limiti estetici che non apprezza, a qualcun’altro mancano i beni primari per la sussistenza, altri si sentono schiacciati dalla malattia che li fa vivere a metà; altri ancora, anche se apparentemente non mancano di nulla, hanno il gusto di lamentarsi per cose futili (Tacito diceva senza mezzi termini: “Quelli che si lamentano di più sono quelli che soffrono meno”): l’elenco potrebbe continuare all’infinito, tutti abbiamo delle
piccole o grandi insoddisfazioni nel nostro intimo.”

Così Luisa Lanari inizia il suo libro Una storia di stra-ordinaria follia, in cui racconta la sua malattia, o meglio, la sua bestia e come ha imparato a conviverci sopravvivendo a tutte le prove da essa sottoposte. Luisa è una donna forte alla quale la vita ha presentato delle sfide per testare la sua ostinatezza e determinazione. Non solo malattie fisiche, ma anche mentali come il disturbo bipolare hanno influenzato il flusso normale della sua esistenza condizionando lei e chi le stava vicino.


L’OMS definisce i disturbi mentali come “una sindrome caratterizzata da significativi problemi nel pensiero, nella regolazione delle emozioni, o nel comportamento di una persona, che riflettono una disfunzione dei processi psicologici, biologici o dello sviluppo che compongono il funzionamento mentale.” Queste malattie sono spesso considerate dal sapere comune, erroneamente, meno gravi rispetto ad una malattia fisica, ma spesso come testimonia la
Lanari, sono peggio rispetto ad una diagnosi corporea che può essere curata da uno specialista. Ma se si è affetti da una malattia mentale, cosa si deve fare? A chi ci si deve rivolgere? È possibile guarire del tutto? A queste domande, senza troppi orpelli e giri di
parole risponde la Lanari riportando la sua esperienza personale non apparendo come un’eroina alla vita ma semplicemente una guerriera che quotidianamente lotta con la sua bestia.


Fino a qualche decennio fa la malattia mentale doveva essere emarginata dalla società e chi ne era affetto era considerato un pazzo da alienare e da contenere, quello che la storia ci ha
insegnato è stato accettare la malattia mentale e curarla con percorsi terapeutici appositi senza farne una colpa ma soprattutto senza provare vergogna. Molti personaggi famosi dello spettacolo si sono dichiarati ai propri fans ammettendo di soffrire di malattie mentali,
soprattutto di disturbo bipolare. Partendo da Vincent Van Gogh, Winston Churchill e Michelangelo fino a Demi Lovato, Francesco Cossiga dei giorni nostri ne hanno fatto un punto di forza trovando comprensione rispetto a determinati episodi della propria vita andate virali nel web come il tentato suicidio della cantante Demi Lovato. La pop star ha inoltre aggiunto che da quando le è stato diagnosticato il disturbo bipolare ha notato molta stigmatizzazione nei suoi confronti così si è subito messa in atto per far sì che tutte quelle persone che ne sono affette possano riconoscersi come tali e poi come malate. Ecco, un grande problema della malattia mentale è la stigmatizzazione che fortunatamente negli anni è calata significativamente grazie anche alla chiusura dei manicomi portata avanti dallo psichiatra Franco Basaglia. Questi luoghi curavano la malattia mentale emarginandola dalla società perché considerata anormale ma soprattutto pericolosa. Alla figura di questo
psichiatra italiano è stata data notevole importanza soprattutto per la destituzione di luoghi come i manicomi che apportavano pratiche selvagge e rudimentali per la “cura” delle malattie mentali, come l’elettroshok, l’asportazione di organi ritenuti causa della schizofrenia, la lobotomia trans orbitale e molte altre azioni spietate;
tutte queste attività toglievano valore e dignità ai malati e uno dei significati della Legge 180 è proprio quello di riportare l’attenzione e la centralità della persona.


Ad oggi la malattia mentale è ritenuta abbastanza normale ma gli errori del passato hanno fatto sì che sia rimasto quell’ “abbastanza” ancora incompiuto di normalità. Sono azioni che hanno bisogno di tempo e apertura mentale per far sì che venga considerata una malattia come le altre che nessuno si auto provoca, ma che nasce per cause a se stanti. Demi Lovato e Luisa Lanari sono testimoni di convivenza con la malattia mentale, testimonianze di rinnovato e coraggioso stile di vita. La malattia mentale va curata e soprattutto la mente va curata, sia quella di coloro che sono affetti da patologie, sia quella di chi è affetto da pregiudizi e stereotipi perché è ingiusto
etichettare una persona per una malattia. Concludo con una frase significativa e riassuntiva di Albert Einstein:

Se una scrivania in disordine è segno di una mente disordinata, di cosa, allora è segno una
scrivania vuota?”.


Azzurra Campagnacci
IV A Scienze Umane, Liceo Sesto Properzio

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