Egregio Sig. Presidente,
le scriviamo per dibattere dell’attuale e sempre più grave problema del cambiamento climatico. Come abbiamo potuto constatare anche dalle anomale temperature registrate nell’ultimo inverno, le conseguenze del global warming sono sempre più evidenti e secondo gli studiosi abbiamo ormai raggiunto la soglia del punto di non ritorno. Non riteniamo giusto che il futuro, soprattutto di noi giovani, venga messo a rischio per la noncuranza di un fenomeno ormai accertato e dimostrato. Vorremmo dunque suggerirle, sperando che Lei sia disposto ad accoglierle, alcune iniziative che in qualche modo potrebbero diminuire, o quanto meno rallentare, le problematiche del riscaldamento globale.
Innanzitutto sarebbe sicuramente utile rendere consapevoli coloro che ancora non lo sono tramite dibattiti organizzati nelle scuole o nei comuni, dal momento che il non conoscere questa problematica è tra le prime motivazioni che portano ad ignorare un determinato argomento: chi continuerebbe a buttare l’olio esausto nello scarico sapendo che questo contribuisce, seppur in piccolo, alla concreta estinzione umana?
Altre utili idee potrebbero essere l’incremento e il miglioramento dei mezzi di trasporto pubblici, sappiamo infatti che i veicoli a motore sono tra le maggiori cause di inquinamento. Sulle macchine elettriche bisognerebbe fare chiarezza, poiché l’idea che il loro uso aiuterebbe a diminuire le emissioni è una sorta di falso mito ormai troppo diffuso, ma di questo potremo parlare in una nuova lettera, non dilunghiamoci troppo ora!
Altro paradosso che riteniamo assurdo riguarda le produzioni di vestiti, cosmetici e tanto altro: l’UE ha deciso di stabilire delle norme per regolare le produzioni locali, garantire condizioni dignitose per i lavoratori e limitare l’inquinamento. Tuttavia è ancora possibile acquistare prodotti lavorati all’estero, pensiamo ad esempio alla Cina o all’India, dove invece non esistono criteri che regolamentino la produzione. Tutti sanno delle disastrose situazioni ambientali provocate in quelle zone, eppure apparentemente a nessuno interessa. Presidente Mattarella, non sembra anche a lei un modo per lavarsene le mani? Non ci si può comportare come se esistessero territori più importanti di altri, o come se la terra non fosse la medesima condivisa!
Quest’estate abbiamo avuto la possibilità di viaggiare in vari territori africani e li, come nella maggior parte dei paesi meno sviluppati, la tematica dell’ambiente è pressoché sconosciuta e magari mentre si stanno osservando alcune tra le spiagge più belle al mondo può capitare che, dall’altra parte della strada, ci sia una discarica a cielo aperto. Ma proprio per il discorso di prima il danno purtroppo si estende a tutti. È quasi un paradosso che in Europa si faccia propaganda, pur sempre giusta e legittima, per far chiudere il rubinetto dell’acqua mentre ci si lava i denti quando in altre realtà, non troppo distanti, vengono gettati, tra i vari esempi, liquami o materiali da costruzione in mare senza un minimo ritegno.
La preghiamo di comprendere l’urgenza di intervenire a livello nazionale: non si può raggiungere un concreto risultato se solamente alcuni paesi si impegnano a questo fine. Anche gli allevamenti intensivi, oltre che disumani, rappresentano un grande problema riguardo la questione del rispetto ambientale. Alcune figure di spicco tendono a demonizzare la carne coltivata in laboratorio, erroneamente chiamata “sintetica”, o alternative vegetali e vegane. Solo in italia il 75% dell’ammoniaca dispersa nell’ambiente proviene dagli allevamenti intensivi, che sono la seconda causa di diffusione di polvere sottili: non bisognerebbe dunque incentivare ed incoraggiare la consumazione di alternative alle produzioni intensive? Queste potrebbero essere rappresentate anche dalle piccole produzioni locali, sempre messe più in difficoltà dalle grandi multinazionali.
Speriamo che queste idee vengano accolte.
Cordiali saluti.
Azzurra Lupini e Alessandra Volpi – 4B Liceo scientifico Polo Liceale Mazzatinti di Gubbio