Home Ambasciatori della Festa di Scienza e Filosofia Risposta alla lettera di Francesca Brunelli

Risposta alla lettera di Francesca Brunelli

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Cara Francesca, ti ringrazio per la tua email. Mi fa molto piacere che tu abbia approfondito alcuni aspetti e tematiche che ho affrontato durante il mio intervento: lo scopo di questi brevi interventi durante i quali è possibile solo distribuire alcune “pillole” di una tematica molto più vasta dovrebbe essere proprio quello, di stimolare la curiosità e l’approfondimento personale.

Veniamo alle tue domande.
– Che cosa si intende per cognizione animale. Col termine cognizione si intendono generalmente i processi attraverso i quali si acquisisce conoscenza, ad esempio conoscenza relativamente al mondo esterno attraverso la percezione e l’elaborazione degli stimoli esterni. Può trattarsi di processi fisiologici, cioè quelli che avvengono nel cervello (ad esempio l’attivazione dell’area per l’elaborazione dei volti) oppure mentali, che sono poi l’altro lato della medaglia di quelli fisiologici. Quando si parla di cognizione animale si intende quindi tutto ciò in riferimento alle specie animali non umane. Lo scopo è quello non sono di capire qualcosa delle altre specie animali ma, con queste, anche della specie umana.- L’esperienza di ricerca sulla cognizione matematica negli animali nasce dall’osservazione che certe specie in ambiente naturale sembrano accorgersi delle numerosità e dell’eventuale aggiunta o sottrazione di elementi. Ad esempio, si è scoperto che certe specie di uccelli acquatici si accorgono se qualche uovo è stato sottratto dalla loro covata. Partendo da simili osservazioni si è deciso di condurre degli esperimenti controllati in laboratorio per verificare se effettivamente la caratteristica che veniva processata a livello cognitivo era il numero degli oggetti e fino a che punto gli animali erano in grado di rappresentare e manipolare (mentalmente) queste quantità. Alcuni dei risultati ho cercato di esporli durante il mio intervento.- Alex e il concetto di zero: le ricerche della Dott.ssa Pepperberg con Alex sono molto importati perché la ricercatrice si è spinta ad indagare la presenza di alcune abilità cognitive tipicamente umane in una specie molto diversa da noi, un pappagallo, trovando in alcuni casi la presenza di abilità cognitive comparabili a quelle di bambini di 3 o 4 anni. Il principale difetto di queste ricerche è che sono state condotte su un singolo esemplare, Alex, mentre la scienza ama lavorare con gradi numeri. D’altra parte il processo di addestramento è stato molto lungo e quindi questo limite è perfettamente comprensibile. Per quanto riguarda il concetto di zero, la spiegazione secondo la quale Alex utilizzerebbe l’etichetta di zero quando genericamente non sa rispondere è semplicistica e imprecisa. E’ probabile che il concetto di “insieme vuoto” (=”zero-like concept”) risieda in quella che viene definita la “violazione dell’aspettativa di presenza” in ambito numerico, ovvero quando ad esempio viene richiesto ad Alex di riportare il numero di triangoli verdi in un insieme oggetti rossi e gialli. In questo caso Alex risponde “zero”: ma non perché non sappia la risposta, bensì perché la risposta semplicemente non può essere fornita. Quando invece  la risposta può essere fornita, ma lui non la sa, si limita a non rispondere o fornisce una risposta sbagliata, proprio come faremmo noi ad un’interrogazione. E questo è certamente avvenuto molto sovente nel corso dei decenni di addestramento di Alex. In altre parole il concetto di (1) non sapere la numerosità di un insieme è diverso da quello di (2) insieme vuoto, in quanto il primo è riconducibile unicamente ad una carenza di informazioni possedute dal soggetto, mentre non riguarda il fatto se la risposta alla domanda esiste o no. Il secondo invece presuppone che la carenza di informazioni riguardi il mondo esterno e la situazione che gli viene presentata, quindi in un contesto dove non può esservi una risposta. Nell’articolo originale della Dott.ssa Pepperberg, che trovi al link https://pdfs.semanticscholar.org/5b62/d8bb0f94a5ccc3672578687718df253f40aa.pdf , viene spiegato chiaramente che Alex ha iniziato in modo spontaneo e senza addestramento il concetto di zero “per indicare una quantità non presente”, NON una quantità non conosciuta (che sarebbe invece il caso 1 della non capacità ad identificare il numero di oggetti presenti). Le due circostanze sono molto diverse e non è difficile per l’esaminatore (in questo caso la Dott. Pepperberg) riconoscere se l’esaminato distingue le circostanze nelle quali non CONOSCE la risposta da quelle nelle quali non ESISTE risposta.
Spero di essere stato chiaro nel rispondere alle tue domande.
Resto a disposizione, un caro saluto.
Gionata Stancher

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