Le teorie sono utili perché servono per impostare una ricerca. Ma senza verifiche sperimentali restano solo delle ipotesi. Ma cos’è un’ipotesi? Di solito viene rappresentata graficamente con un punto interrogativo; si può definire come una supposizione di fatti ancora non realizzati ma che si prevedono come possibili o si ammettono come eventuali, oppure una spiegazione fondata su indizi e intuizioni, che in via di tentativo si dà di un fatto o di una serie di fatti, noti o, comunque, che si ritengono accertabili.
Galileo è storicamente riconosciuto come il fondatore della moderna scienza sperimentale: ogni fatto, evento o fenomeno naturale va compreso e analizzato in rapporto alla tecnica dell’esperimento, ovvero il procedimento che permette di accertare l’esattezza delle teorie fisiche mediante la riproduzione isolata e controllata del fenomeno oggetto di analisi. Così iniziò quel processo irreversibile che porterà la fisica a staccarsi dalla filosofia, la quale cederà alla fisica la possibilità di dominare concretamente la realtà mediante la riproduzione dei fenomeni naturali. Le ipotesi scientifiche, secondo il metodo di Galileo, vanno quindi poste al vaglio dell’esperimento. Ad esempio, se si ipotizza che il fuoco (causa) accende la brace (effetto), l’esperimento in grado di confermare tale ipotesi consisterà nell’avvicinare ripetutamente il legno al fuoco, in modo da constatare empiricamente la verità dell’ipotesi con l’accensione ripetuta della brace. Le leggi scientifiche poggiano sulla formulazione di una teoria generale derivata dall’osservazione ripetuta di certi fenomeni, mentre l’ipotesi iniziale, ancora priva della conferma sperimentale, può essere formulata per via deduttiva e astratta, sulla base dei soli concetti matematici.
In matematica si indica come ipotesi ciò che si presuppone nella dimostrazione di un teorema. In altri termini, le ipotesi di un teorema sono le condizioni preliminari che si presuppongono verificate dagli enti che si considerano e dalle quali, attraverso una catena di deduzioni dimostrazione, discende la validità di una o più nuove proprietà: la tesi. Può accadere che la tesi possa essere dedotta anche supponendo valide ipotesi più generali, che contengono le precedenti come caso particolare: si dirà allora che il teorema vale sotto ipotesi più ampie. Quando, omettendo una delle ipotesi, la tesi non è più valida, si dirà che quell’ipotesi è essenziale.
Nel 1915 Einstein ha formulato la teoria della relatività generale, valida anche per sistemi in moto accelerato uno rispetto all’altro. La necessità di tale teoria era data dall’apparente contrasto tra le leggi della relatività e la legge della gravitazione. Secondo la teoria di Einstein, la legge di gravitazione di Newton era un’ipotesi non necessaria. Einstein considerava, infatti, tutte le forze, compresa la forza gravitazionale, come effetti di un’accelerazione. L’ipotesi di Newton, secondo la quale due oggetti si attraggono con una forza di entità proporzionale alle loro masse, è stata sostituita nella relatività generale dall’ipotesi che lo spazio-tempo sia curvato nelle vicinanze dei corpi massivi. La legge della gravitazione di Einstein consiste, in sintesi, nell’affermazione che la linea universale di un corpo è una curva che congiunge i vari punti dello spazio secondo il percorso più breve. La teoria della relatività implicava, ad esempio, la possibilità che l’universo fosse in espansione. Ipotesi che sembrava confermata dai risultati sperimentali.
Il progresso non consiste nel rimpiazzare una teoria sbagliata con una giusta, ma nel rimpiazzare una teoria sbagliata con una sbagliata in maniera più sottile. (Arthur Bloch, Teoria di Hawkins sul progresso, 1980)