A cinquecento anni di distanza dalla Riforma luterana in molti ancora si interrogano sugli ideali che spinsero Lutero ad entrare in conflitto così apertamente con la Chiesa romana del tempo. Lutero era profondamente colpito dalla pratica della vendita delle indulgenze e critico verso la grande autorità del papa e in generale dalla corruzione manifestata all’interno della Chiesa stessa. In particolar modo, egli era turbato dal problema della salvezza dell’anima. La considerava infatti raggiungibile solo attraverso la fede e la preghiera e non per mezzo delle opere della gente. Questa visione pessimistica e penitenziaria della condizione dell’uomo rispetto a Dio scaturiva dal peso che Lutero attribuiva al peccato originale, che rendeva ogni uomo peccatore e, quindi, salvabile solo grazie alla fede nella misericordia divina. Inoltre giustificava il bisogno di compiere opere buone da parte degli uomini con la doppia natura dell’uomo, interiore (che vive in rapporto con Dio) ed esteriore (che vive in rapporto con gli altri uomini), siccome le opere serviano non per la salvezza dell’uomo interiore, ma per migliorare l’uomo esteriore e farlo vivere in armonia con quello interiore. La sua visione religiosa poi era profondamente influenzata dalla lettura della Bibbia e il suo desiderio era quello di appartenere ad una Chiesa che si basasse di più sui principi biblici e meno sull’autorità del papa e del sistema corrotto del quale era il capo. Per questo criticò pesantemente l’operato del papa, contestandogli di non rendere noto pubblicamente l’utilizzo del denaro accumulato attraverso la vendita delle indulgenze, che serviva per la realizzazione della nuova Basilica di San Pietro. Lutero affermava infatti che il papa non dovesse servirsi del denaro dei fedeli per realizzare i suoi piani, ma anteporre il bene dei fedeli stessi all’accumulo di ricchezze personali e alla costruzione della Basilica, sottolineando anche che con tutti i beni di cui disponeva, avrebbe potuto finanziare i lavori per la nuova Basilica senza dover chiedere aiuto a nessuno. La conclusione di Lutero, nelle sue ultime tesi, era secca e proclamava che i fedeli per ottenere la salvezza sarebbero dovuti passare attraverso molteplici pene e sofferenze invece di sperare di poterlo fare aggirandole. La forza di Lutero nell’esposizione e nell’argomentazione delle sue tesi è ammirevole, a prescindere dall’approvazione o meno delle stesse, in quanto dimostra di saper affrontare concretamente ciò che riteneva ingiusto, basandosi su fatti e prove anche abbastanza evidenti, come il fenomeno della vendita delle indulgenze, e cercare di trovare una soluzione a questo, anche se questa può sembrare errata per molti (per esempio, Erasmo da Rotterdam, che non condivideva la conclusione pessimistica che producevano le sue tesi, pur essendo favorevole alle critiche mosse contro la corruzione della Chiesa). Senza avere pregiudizi di natura religiosa quindi si può concludere riconoscendo l’importanza storica della figura di Lutero, che per primo ebbe il coraggio di contrastare il potere di un’istituzione molto corrotta come la Chiesa di allora, e di esporre argomentazioni razionali, rendendole accessibili a tutta la popolazione.