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Dimenticare è ricordare

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Ricordare non significa memorizzare, fissare nella memoria. La dimensione del ricordo ha sempre a che fare con la parte emotiva di ciascuno di noi. Per questo i ricordi sono importanti e ci aiutano a costruire il nostro presente. Il ricordo non è la memorizzazione di qualcosa, il tenere a mente un fatto, una persona, un volume, una lezione, un evento.

                                            Dimenticare è ricordare.
Il ricordare ha una parte costituita proprio dall’oblio, dalla dimenticanza. E’ importante differenziare il ricordo dalla memoria. “Memoria” e “ricordo” sono due vocaboli di significato analogo e tuttavia diversi. E’ l’etimologia, innanzitutto, a evidenziare la differenza: “Memoria”, indica un’attività della mente collegata a una precisa esigenza e a un valore anche etico, la facoltà di mantenere in vita i contenuti del passato; “Ricordo” deriva invece dal latino “re-cordor” e significa “richiamare al cuore”: è quindi un termine attinente a un diverso campo semantico, quello dei sentimenti più che della ragione, ed è decisamente più individualistico e più soggettivo; implica inoltre una sorta di filtro , in base al quale alcune esperienze del passato rimangono vividamente impresse o riaffiorano quando meno ce l’aspettiamo, o se le rievochiamo per trarne conforto.
Il ricordare ha quindi un’implicazione di sentimento e di cuore. Richiamiamo alla mente quello che ci è successo nel passato e carichiamo l’evento di emozioni, di tonalità emotive di significati. I ricordi quindi vengono categorizzati e caricati di significati sempre nuovi a seconda di come viviamo il momento, del nostro stato d’animo.
Si ricorda qualcosa: un profumo, un sapore, un gioco, un evento dell’infanzia, una persona del passato che non è più con noi nel presente; ma che subito mette in moto la nostra parte affettiva, della quale abbiamo avuto un’esperienza tangibile, forte e concreta.

L’esperienza del ricordo è una parte molto importante della nostra vita: siano essi ricordi belli o brutti.

Il ricordare ci permette di tornare quando ne sentiamo il bisogno a luoghi realmente vissuti, a persone concretamente amate, a eventi o fatti che ci hanno coinvolto; senza per questo rimanere intrappolati nel passato, è questa la funzione del ricordo, poterci tornare, per superare momenti critici.
Non è una dimensione fantastica, né di sogno, ma ha la proprietà di essere distante nel tempo, quindi non ha i contorni di durezza del nostro presente, ma ha una velatura e una sfumatura che solo il ricordo con la sua lontananza temporale può offrirci.
Senza la dimensione del ricordo, noi saremmo nulla; il passato ci restituisce le nostre radici, quello che siamo stati, ci dice da dove veniamo, chi siamo, che percorso stiamo facendo o abbiamo concluso e ci aiuta a non fare gli stessi sbagli, ci protegge da incontri o strade intraprese che ci hanno fatto soffrire.
Ogni donna e ogni uomo non potrebbe vivere senza un passato, che rappresenta la sua storia, e neppure senza un presente che rappresenta il qui e ora.
Solo Passato e Presente insieme possono offrire la possibilità e l’apertura a un Futuro.
Possiamo solo pensare all’esperienza di certe persone, che per i più diversi traumi, non ricordano più nulla di loro, del loro passato: deve essere un’esperienza terribile, perché non hanno più una loro identità e senza sapere chi si è non c’è alcuna speranza verso il futuro.

Si parla spesso di “negazionismo” cioè la negazione degli eventi del passato; anche chi dice voglio cancellare il mio passato, con tutti i suoi ricordi, non potrà farlo. Il ricordo tornerà nel sogno o in qualche sintomo.

Il ricordo non può e non deve essere cancellato, va elaborato, interrogato, raccontato, portato alla luce per poterlo in parte restituirlo al buio della dimenticanza, perché anche un brutto ricordo fa parte di noi. L’elaborazione di un ricordo permette l’oblio di quell’evento e apre la possibilità di scrivere la prima pagina di un nuovo capitolo della propria vita.

Nicole Ianeselli

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