Gentilissimo Dott. Giorgio Vallortigara,
leggendo la presentazione de “La mente che scodinzola: storie di animali e di cervelli” mi ha incuriosito la parte in cui scrive che “l’evoluzione implica cambiamento, ma non necessariamente progresso. Perciò l’evoluzione per selezione naturale non implica la costruzione di cervelli sempre più complessi, perché non è la complessità di struttura il criterio su cui opera la selezione naturale, bensì la sopravvivenza selettiva e la riproduzione. […] La complessità della vita mentale è associata tradizionalmente al fatto che gli esseri umani avrebbero una migliore, più completa rappresentazione della realtà. Non c’è dubbio che il confronto tra le diverse specie riveli capacità differenti. Ma gli etologi hanno compiuto grandi progressi nello studio della comunicazione animale quando si sono resi conto della falsità dell’assunto secondo il quale la comunicazione serve a trasmettere informazioni veridiche. In natura la comunicazione animale serve principalmente per ingannare e imbrogliare. La percezione dovrebbe essere considerata alla stessa stregua: le nostre percezioni non sono state plasmate dalla selezione naturale per darci un’immagine veridica del mondo, quanto piuttosto per ingannarci sufficientemente bene da sopravvivere nel mondo.” Secondo Konrad Lorenz, osservando bene il comportamento di varie specie animali si sono non solo evidenziati comportamenti propri di una particolare specie animale ma pure individuati meccanismi comuni come l’imprinting, apprendimento precoce per impressione o impronta o marchio nei piccoli di molte specie animali che ne media e dunque ne consente l’attaccamento ai propri genitori: l’individuazione di processi comportamentali comuni ha portato l’etologia ad una generalizzazione dal mondo animale al mondo degli uomini, per cui il comportamento umano, pur più complesso, e tanti fenomeni sociali ben ricondurrebbero a meccanismi biologici e di sopravvivenza della specie propri degli stessi animali. Non c’è solo questo aspetto che l’evoluzione a forgiato in maniera simile nelle specie viventi, ma anche le modalità di percezione della realtà. Gli a priori kantiani sono definiti da K. Lorenz come a posteriori filogenetici in quanto la presenza di tali nozioni nel nostro cervello deriva, in ogni caso, da un lento processo di selezione trasmesso geneticamente da individuo a individuo Di conseguenza potrebbe dire che la struttura cerebrale e l’ambiente in cui il soggetto vive e quindi esperisce si intrecciano e si influenzano reciprocamente in un graduale e lento processo di interazione e trasmissione dei processi acquisiti nel corso del tempo. Infine, se le strutture della nostra mente sono state plasmate dall’evoluzione a contatto con l’esperienza del mondo reale, l’attuale cambiamento dell’esperienza della rivoluzione dell’informazione, in che forma potrà plasmare il funzionamento delle generazioni future? Grazie per il suo tempo.
Giada Fondacci