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L’universo: una realtà sconfinata

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Dalle teorie più antiche alle ultime scoperte

L’Universo è l’insieme dei corpi celesti che circonda la Terra e comprende pianeti, stelle, buchi neri, galassie, polveri e gas diffusi.
Da sempre l’uomo contempla l’Universo: nell’era avanti Cristo si riteneva che la Terra fosse il centro di esso e che le stelle le ruotassero intorno; da allora molti studiosi cercarono di esaminare il moto dei pianeti, arrivando ad ipotizzare numerose teorie.
Uno dei primi ad interrogarsi sull’aspetto dell’Universo fu Aristotele, affermando che esso fosse sferico, in quanto forma perfetta, e finito, poiché dotato di un centro (corrispondente al centro della Terra) e un corpo con un centro non può essere infinito.
Dopo di lui la visione dell’Universo cambiò più volte e ogni studio si soffermò su aspetti diversi: alcuni sulla posizione del Sole e della Terra, altri sul moto dei pianeti, altri ancora si servirono di strumenti innovativi per analizzare più a fondo le caratteristiche dei corpi celesti.
Quest’ultimo è il caso di Galileo Galilei che, usufruendo del cannocchiale, fece scoperte rilevanti, come i satelliti di Giove, le fasi di Venere e le macchie solari.
Ricerche analoghe a quelle svolte da Galilei vengono fatte ancora oggi, anche se gli strumenti utilizzati sono migliorati e continuano a migliorare sempre di più.
È proprio grazie a questi sviluppi che l’astronoma statunitense Andrea Ghez e l’astrofisico tedesco Reinhard Genzel hanno scoperto rispettivamente la stella S0-102 e il buco nero Sagittarius
A.

Innanzitutto diamo la definizione dei due termini. Le stelle sono enormi sfere di gas che si trovano a temperature molto elevate, tenute insieme dall’azione della forza di gravità; si tratta di fonti luminose che producono energia tramite reazioni termonucleari che avvengono al loro interno. Esse sono molto distanti dalla Terra, le vediamo come punti luminosi circondati da un debole alone e sono gli elementi basilari delle galassie. I buchi neri, invece, sono corpi in cui il campo gravitazionale è così forte che dal loro interno non può uscire nulla,nemmeno la luce, essendo la velocità di fuga (velocità minima che un corpo deve avere per potersi allontanare da un campo di forze a cui è soggetto) superiore a “c” (“c” è la velocità della luce, pari a 2,9 x 108 m/s). Questi “oggetti” sono in grado di implodere su sé stessi, ma mai di esplodere. Spesso si crede che i buchi neri possano catturare tutto ciò che sta loro intorno, ma in realtà riescono ad inghiottire i vari corpi in funzione della distanza: questo avviene perché l’attrazione gravitazionale è inversamente proporzionale alla distanza tra i corpi considerati. S0-102 è una stella situata in prossimità del buco nero supermassiccio Sagittarius A.
Il suo cambiamento di posizione apparente è stato monitorato, come detto precedentemente, grazie all’utilizzo dei telescopi, in particolare quelli di tipo Keck.
Si tratta della stella con il minimo periodo di rivoluzione attorno al centro galattico, questo dura circa 11,5 ± 0,3 anni ed è notevolmente minore rispetto a quello del Sole, pari a circa 225 milioni di anni.
Grazie a questa scoperta Andrea Ghez vinse il premio Nobel per la Fisica nel 2020, condividendo la vittoria con Genzel che, per i suoi studi, si servì del telescopio Ixpe della NASA, realizzato in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Italiana.
Sagittarius A, spesso abbreviato dai ricercatori in Sgr A, si trova al centro della nostra galassia, la Via Lattea, più precisamente nella costellazione del Sagittario.
Esso è meno luminoso rispetto ad altri buchi neri ed è stato osservato che non ha assorbito attivamente materiale attorno a sé.
Le ultime valutazioni ci suggeriscono che Sgr A* sia diventato attivo di recente, circa 200 anni fa e che si trovi a più di 25 mila anni luce dalla Terra con un raggio di circa 12 milioni di km.
Possiamo concludere dicendo che il nostro modo di vedere l’Universo è cambiato molto dai tempi antichi e che potrebbe continuare a farlo, dato che vengono fatte sempre più spesso nuove scoperte.
Per comprendere quanto esso sia affascinante basta pensare al fatto che ne conosciamo soltanto una minima parte, circa il 4%.
“Not only is the Universe stranger than we think, it is stranger than we can think” (Werner Heisenberg)

Autori: Sofia Gheduzzi e Serena Luchetti – 5ºC Liceo scientifico R. Casimiri, Gualdo Tadino

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