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Apprendimento ed emozione sulla memoria

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La memoria è parte di noi stessi. È inevitabile ricordare sensazioni, parole, e perché no anche pensieri che hanno lasciato un segno nel nostro cuore. Quante volte insieme ad amici è capitato di ricordare eventi passati insieme? Ecco, il ricordo di noi stessi e di come abbiamo agito o pensato in tutti i momenti della nostra vita andrà ad incidere nel nostro futuro. Certamente non voglio dire che nel momento in cui faccio un determinato sbaglio questo non accadrà di nuovo, ma sicuramente andrà a determinare la nostra conoscenza e la nostra personalità.

Infatti apprendimento e memoria sono intimamente connessi. I moderni studi di neuropsicologia cognitiva hanno dimostrato che l’apprendimento non è una facoltà unitaria della mente, ma è costituito da processi mentali distinti. L’apprendimento esplicito richiama alla mente fatti o informazioni relativi a luoghi, nomi e circostanze. L’apprendimento implicito riguarda i processi di memoria relativi alle abilità che una persona ha imparato e che sono quasi “automatiche”. Negli anni ’60 fu scoperto che l’apprendimento esplicito dipende dalle strutture del lobo temporale della corteccia cerebrale, compreso l’ippocampo; mentre quello implicito interessa soltanto i percorsi sensoriali, motori o associativi utilizzati mentre si sta imparando.

In ogni essere umano la memoria è caratterizzata da due stadi distinti: uno a breve termine (memoria primaria), il secondo a lungo termine (che permane per giorni e a volte per tutta la vita).

Le informazioni immagazzinate in quella a breve termine possono passare al magazzino a lungo termine attraverso la ripetizione, ad esempio un numero di telefono. Questo trasferimento comporta un cambiamento nella funzione delle sinapsi preesistenti, in un processo svolto attraverso nuove connessioni sinaptiche.

Però noi non siamo solo cervello, solo una macchina che svolge dei compiti a comando e non siamo costituiti solo da pensiero razionale.

L’altra parte di cui siamo fatti sono le emozioni. È un bagaglio importante quello emotivo, sempre stato fondamentale nelle nostre azioni. Le emozioni, infatti, come ci dice Darwin, hanno un valore adattativo, guidano le nostre scelte, sono utili per la nostra sopravvivenza. L’intelligenza emotiva è la capacità di gestire le nostre emozioni, utilizzarle e comprenderle. L’empatia, la capacità di comprendere le emozioni dell’altro, è uno degli elementi che contribuiscono ad accrescere questo tipo d’intelligenza.

Noi siamo “dotati” di due memorie: quella razionale, di cui ho parlato prima, e quella emotiva. La memoria emotiva non è solitamente considerata dalla nostra società, forse perché non necessariamente collegata alla produttività: non la utilizziamo di certo a ricordare i nomi dei prodotti che pubblicizzano in televisione. La sede della memoria emotiva è l’amigdala, una parte del cervello collocata tra i due lobi temporali, ovviamente abbiamo un’amigdala per ogni emisfero. L’amigdala è coinvolta nell’elaborazione rapida e non raffinata degli stimoli emotivi affinché si reagisca in modo istintivo di fronte a un pericolo, è, infatti, principalmente collegata alla paura. La forza della memoria emotiva è più intensa rispetto a quella razionale che non è sincronizzata con la forma emotiva, ed è appunto caratterizzata da una forza minore. E’ inoltre incancellabile e selettiva.

I tempi di maturazione delle due memorie sono differenti: quella razionale ha un tempo più lento. Al contrario il cervello emotivo matura proprio nei primi anni di vita. La constatazione che la memoria emotiva immagazzina eventi prima ancora di avere la consapevolezza, rappresenta un fattore di importante rilevanza: un trauma sotto i tre anni può non essere ricordato razionalmente, ma può condizionare i nostri comportamenti in quanto fissato nella memoria emotiva. Da tutto ciò, ci rendiamo conto di quanto sia fondamentale prendersi cura dei bambini, prendersi cura delle emozioni dell’altro, in quanto il nostro cuore, o meglio ancora, la nostra memoria emotiva, non dimentica affatto l’amore che viene regalato e quindi nemmeno i brutti momenti.

La parte di cervello emotivo, infine, va ad incidere nelle nostre relazioni sociali. La caratteristica più eccezionale dell’uomo, che lo distingue dalle altre specie animali, riguarda la comprensione del pensiero altrui grazie a capacità come l’empatia e l’autocoscienza.

Letizia Santinelli

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