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L’uomo che liberò i matti

“Dal momento in cui oltrepassa il muro dell’internamento, il malato entra in una nuova dimensione di vuoto emozionale; viene immesso, cioè, in uno spazio che, originariamente nato per renderlo inoffensivo ed insieme curarlo, appare in pratica come un luogo paradossalmente costruito per il completo annientamento della sua
individualità, come luogo della sua totale oggettivazione. Se la malattia mentale è, alla sua stessa origine, perdita dell’individualità, della libertà, nel manicomio il malato non trova altro che il luogo dove sarà definitivamente perduto, reso oggetto della
malattia e del ritmo dell’internamento. L’assenza di ogni progetto, la perdita del futuro, l’essere costantemente in balia degli altri senza la minima spinta personale, l’aver scandita e organizzata la propria giornata su tempi dettati solo da esigenze organizzative che – proprio in quanto tali – non possono tenere conto del singolo
individuo e delle particolari circostanze di ognuno: questo è lo schema istituzionalizzante su cui si articola la vita dell’asilo.” (La distruzione dell’ospedale psichiatrico, 1964).


Con queste parole lo psichiatra Franco Basaglia esprimeva le sue considerazioni circa la vita all’interno dei manicomi, intesi come un luogo di alienazione per coloro che ci vivevano, ma soprattutto riportava alla luce e al centro dell’attenzione una tematica molto importante: la centralità dell’uomo inteso come individuo soggetto di diritto. Attraverso la sua legge, Basaglia si è fortemente opposto all’internamento dei pazienti nei manicomi, in quanto venivano a mancare il rispetto dei diritti, la libertà e la dignità del paziente.
Con la Legge n.180 del 1978, denominata appunto Legge Basaglia, ci fu una vera e propria rivoluzione nel trattamento dei malati psichiatrici: vennero chiusi i manicomi e le persone presenti all’interno di questi istituti riacquistarono i propri diritti e
soprattutto il senso di civiltà, il quale era venuto a mancare nelle condizioni in cui venivano ospitati.


Precedentemente a questa legge, entrata in vigore nel 1978, ve n’era la n.36 del 1904, la quale affermava che ogni essere umano affetto da qualsiasi disturbo psichico dovesse essere internato in un
manicomio, dove veniva a perdere però la tutela dei suoi diritti umani. I pazienti dei manicomi erano costituiti da persone affette da problemi mentali ma
anche da altre categorie non accolte dalla società, quali ad esempio prostitute e omosessuali.


La presenza negli istituti di queste ultime
due categorie di persone fa comprendere la considerazione che si aveva di esse fino ad alcuni decenni fa; erano considerate malate e quindi pericolose per la società tutte quelle persone con idee, comportamenti differenti dalla massa, ma anche coloro che non avevano un vero e proprio inserimento all’interno della società per svariati motivi.


Le cure all’interno dei manicomi erano completamente diverse da quelle attuali, in quanto questi ospedali avevano il solo scopo di controllare le persone ritenute un pericolo per gli altri; il più delle volte le cure somministrate non avevano una valenza e una sperimentazione scientifica, erano perlopiù basate su tecniche violente, che andavano ad alienare maggiormente i soggetti sottoposti ad esse. Con la Legge Basaglia sono state
eliminate e abolite tutte le cure, o meglio, tutte le pratiche altamente dannose che venivano eseguite sulle persone internate, come ad esempio l’elettroshock, la
lobotomia transorbitale e l’asportazione di organi, molte volte ritenuti la causa principale di malattie come la schizofrenia.


Attualmente sono presenti percorsi terapeutici adatti a qualsiasi bisogno e necessità del paziente, affinché egli possa sentirsi accettato e simile alle altre persone. Grazie a questa legge ma anche all’evoluzione degli studi scientifici, è cambiata la visione
del malato, il quale non è più considerato come un soggetto dannoso per sé e per gli altri, bensì una persona da accogliere, comprendere ed aiutare all’interno della società, così da eliminare molti pregiudizi basati su credenze e falsi miti.


Possiamo sperare che questi pregiudizi del tutto infondati possano sparire nel minor tempo possibile dalla mente di alcuni individui, tuttavia non si può non prendere atto di un netto miglioramento della concezione della malattia mentale, in quanto sempre
più persone cercano di non discriminare, ma anzi di accogliere coloro che ne sono
affetti.

Paolillo Francesca, IV AS Liceo Sesto Properzio.

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