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GLI UNIVERSI

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“Tutti noi abbiamo un’origine comune, siamo tutti figli dell’evoluzione dell’universo, dell’evoluzione delle stelle, e quindi siamo davvero tutti fratelli”: con queste parole Margherita Hack, la “donna delle stelle”, astrofisica e prima direttrice donna in Italia di un osservatorio astronomico, ha voluto sancire lo spirito di fratellanza che lega tutti gli uomini, figli del continuo processo evolutivo che regola la realtà.  Secondo la studiosa, infatti, i cui studi variano dalla spettroscopia spaziale alle osservazioni astronomiche sulle stelle, in particolare sulle cefeidi, l’universo, così come l’umanità stessa, deriverebbe da tutti gli elementi chimici che scaturiscono dalle reazioni nucleari che avvengono nelle supernove che, esplodendo, sparpagliano nello spazio il risultato di tutte le reazioni nucleari avvenute al loro interno. L’ interesse manifestato dalla studiosa per l’origine e l’organizzazione dell’universo, ma soprattutto per la descrizione dei moti dei corpi celesti, la accomuna all’astronomo tedesco Giovanni Keplero il quale, quattro secoli prima, nella sua opera “Mistero Cosmografico” racconta della bellissima armonia che regna nell’Universo e che governa il moto dei pianeti, e dalla quale trarrà spunto per enunciare le tre leggi rispettivamente sulle orbite ellittiche, le aree e i periodi dei pianeti. Secondo Keplero, la traiettoria che ogni pianeta compie attorno al Sole non è circolare ma ellittica e che ciò avviene secondo una velocità che non è uniforme ma variabile.

Contemporaneamente, lo scienziato pisano Galileo Galilei, grazie al ricevimento di un cannocchiale fiammingo, poté vedere e trascrivere particolari sfuggiti all’occhio umano: le irregolarità del suolo lunare, le innumerevoli stelle che affollavano la Via Lattea e gli “Astri Medicei”, ossia i quattro satelliti di Giove. L’osservazione del cielo e delle sue parti, da curiosità coltivata dall’uomo comune, si era trasformata in una vera e propria disciplina scientifica: l’astronomia. In Francia, invece, il filosofo di formazione gesuita René Descartes stabiliva un’analogia tra i meccanismi che regolano l’universo e quelli che regolano la mente umana e, in particolare, ciò che li accomunerebbe: le verità filosofiche, che solo un intelletto libero può cogliere, possono essere spiegate attraverso le leggi meccanicistiche in cui è inscritto l’universo, perché entrambe utilizzano lo stesso strumento per poter giungere a conclusioni vere, ossia la ragione. La mente umana, infatti, può essere intesa come un sistema che sente, distingue, e raccoglie gli stimoli provenienti dall’esterno, rielaborandoli sotto forma di idee: la mente ha la facoltà di creare la separazione delle cose, di creare lo spazio, il tempo e il mondo che percepiamo con i sensi.

In tale concezione, anche l’attività fisica, e in particolare lo sport, può essere definito come un’attività tesa a sviluppare le capacità fisiche e insieme psichiche. Ad oggi si predilige una visione in cui mente e corpo sono integrati tra di loro: secondo il modello Biopsicosociale c’è una continua interazione tra aspetti mentali e fisici che si influenzano reciprocamente determinando la salute e l’integrità psicofisica. La stessa integrazione tra materia e spirito, tra corpo e mente, la possiamo ritrovare nelle particolari articolazioni delle cattedrali gotiche: l’edificio-chiesa è simbolo del corpo di Cristo crocifisso, del quale il transetto sono le braccia distese, la navata il corpo, l’abside la testa. La forma semi-circolare dell’abside ricorda la curvatura del capo umano. In alcune chiese l’asse dell’abside è inclinato rispetto a quello della navata centrale, proprio come la testa di Cristo crocifisso.

Autore: Helena Garzia 4^A Scienze Umane Liceo statale – “Guglielmo Marconi” Pescara             

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