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Una testa pesante

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Memoria, o memòria, deriva dal latino mèmor (memore, che si ricorda), “Facoltà di ritenere e riprodurre pensieri positivi, senza che rimanga o ritorni l’occasione che li suscitò (presenza in assenza), l’atto del ritenere o del riprodurre. O, per meglio precisare: memoria è la facoltà di ritenere, reminiscenza la facoltà di richiamare alla mente cose apprese. Ricordanza è lo stato passivo della mente grazie a cui, senza sforzo né ricerca, si ritrovano cose precedentemente apprese. La memoria non funziona allo stesso modo; alcune persone ricordano bene ciò che a loro è accaduto all’età di 2 anni, mentre altre persone non ricordano bene quello che  è successo a loro nell’ottavo o nono anni di vita. Questo fenomeno è chiamato “amnesia infantile”, nome attribuito dal fondatore della psicanalisi: Sigmund Freud. Nonostante tutte le ricerche fatte dai scienziati, neuroscienziati e psicologi, non si è ancora trovata la ragione perché noi non ricordiamo i primi anni della nostra vita. Però sono state elaborate teorie sul perché una persona ricorda di più rispetto ad un’ altra. Esiste poi una teoria che ha più a che vedere con lo sviluppo fisico dei bambini. A partire dalla fine degli anni Cinquanta, grazie al caso clinico noto del paziente noto come H.M. si è scoperto che la capacità di archiviare ricordi sta nell’ippocampo, una parte del cervello situata nel lobo temporale (più o meno al centro del cervello): H.M., il cui vero nome era Henry Gustav Molaison, era un uomo che in seguito a un intervento chirurgico realizzato per curare la sua epilessia, perse la capacità di memorizzare nuove cose, se non a breve termine. Nell’intervento gli furono asportati tre quarti dell’ippocampo e questo permise di capirne una delle funzioni, quella di registrare nuovi ricordi nella memoria. Molaison però non aveva perso la capacità di memorizzare nuove abilità, come succede ai bambini piccoli: una volta che si impara a stare in piedi, a parlare, a mangiare senza sporcarsi o ad andare in bicicletta non si dimentica come si fa, anche se non ci ricordiamo come e quando abbiamo imparato, perché l’apprendimento di abilità e il ricordo di eventi avvengono in diverse zone del cervello. L’ippocampo continua a crescere nei primi anni di vita e sembra che i primi ricordi a lungo termine non si formino fino a quando il suo sviluppo non è completo, il che appunto spiegherebbe il perché dell’amnesia infantile.

Personalmente penso che la memoria dipende da persona a persona, per esempio due persone che vivono un momento insieme, a lontananza di 20 anni è probabile che uno dei due si ricordi perfettamente di quel preciso momento, mentre l’altro non si ricordi. Questo perché un certo momento per una persona può essere più o meno significativo di un altro. Oggi abbiamo molti strumenti per conservare i nostri ricordi, come foto, messaggi, internet e i social. Quando vediamo una foto, ci viene subito in mente qualcosa collegato a quella foto. Grazie ai messaggi possiamo ricordare un evento già accaduto o prossimo. Quindi la memoria non è solo una cosa che riguardo il nostro passato, ma anche i fenomeni del presente e del futuro.

Amanpreet Kaur

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